Con Noi siamo tempesta Michela Murgia ha fatto una mossa ben precisa. Il libro è
un tentativo per fare bibliodiversità, per dire che esistono tante storie: non solo quelle di eroi o eroine, ma anche di chi non lo è
Già qualche mese fa, quando questo libro era solo in una fase embrionale, Michela Murgia aveva osservato come spesso la letteratura per ragazzi sia costellata da eroi quasi sempre solitari, o circondati da pochi amici gregari, con un destino da prescelti cui far fronte. In solitudine.
Quello che accade nella realtà è un po’ diverso. È più facile che le persone abbiano successo collaborando e facendo squadra, piuttosto che restando da sole. Essere speciali è possibile, ma bisogna rimanere uniti
Così dice l’articolo pubblicato su Il Libraio in occasione dell’uscita del libro Noi siamo tempesta, edito da Salani.
Noi siamo tempesta di Michela Murgia è una raccolta di storie che hanno in comune la forza della collettività.
Storie conosciute e meno conosciute che raccontano quanto alcune imprese possano essere grandi grazie alla forza dell’insieme e non del singolo.
Perché, sempre secondo la Murgia, il libro è un atto politico e iniziare a raccontare anche un’altra storia, quella della forza di squadra, può servire al cambiamento.
Senza dubbio l’atto politico che con questo libro la Murgia vuole portare avanti è quello che va a contrastare un’attualità e una contingenza che ci vuole più egoisti, ripiegati verso noi stessi e chiusi.
3 motivi per cui Noi siamo tempesta mi è piaciuto.
E 2 riflessioni…
1. Noi siamo tempesta è un prodotto graficamente molto bello e curato.
Non a caso, sempre nel video di cui sopra, Michela Murgia sottolinea come il libro sia anch’esso frutto di un gran lavoro di squadra.
Partito sì dall’idea di raccontare storie di unione, ma nutrito dal confronto con la squadra di grafici del gruppo The world of dot.
Il lavoro alla base di Noi siamo tempesta si è svolto di modo che i testi e la grafica dialogassero, talvolta con risultati davvero sorprendenti.
Non conoscevo The world of dot, ma andando sul loro sito mi sono resa conto che questo studio grafico milanese ha realizzato il 70% delle copertine di libri presenti sul mercato italiano. E non solo.
Sono una vera potenza e il loro lavoro lo sanno fare molto bene.
Ho amato moltissimo la seconda storia, quella della protesta delle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, raccontata a livello grafico come se le tre storie fossero sul podio.
2. Le storie sono ben scritte
Anche se il tono di voce della Murgia, il cui stile narrativo a me piace moltissimo, non si avverte con particolare presenza.
3. Le storie sono interessanti e, in alcuni casi, inedite (nel settore ragazzi)
Un libro che porta a conoscere qualcosa di nuovo o che non si sapeva, per me ha molti punti a suo vantaggio.
La storia di come è nata Wikipedia, ad esempio, fino ad ora non era stata raccontata in altri libri per ragazzi.
E devo ammettere che non conoscevo la storia del Coro della Manos Blancas o dell’Orchestra di Piazza Vittorio.
Ma…
Ma è inevitabile che un libro annunciato con così grande tripudio, realizzato con ottimi mezzi e firmato da un’autrice nota nel panorama italiano, porti con sé anche alcuni dubbi e riflessioni.
#1 Noi siamo tempesta è un prodotto editoriale simile a molti altri.
In libreria lo possiamo catalogare nello scaffale “Storie vere e biografie” dove trovano posto anche libri recenti e meno recenti come Io dico no, Io dico Si, Storie per bambini che hanno il coraggio di essere unici, Ragazze con i numeri, Donne nella scienza, Sono una ragazza ribelle, Racconti di Amicizia, Storie della buonanotte per bambine ribelli.
Cataloghi di vite, storie, fatti più o meno noti che da sempre popolano il mondo dei libri.
Da che esiste il desiderio da parte dell’uomo di raccontare vite e storie.
Basti ricordare solo Le vite dei Cesari di Svetonio (I secolo d.C) o, qualche secolo dopo, Le vite del Vasari (1550).
Un genere, quello della raccolta di vite e gesta da ricordare e tramandare che, grazie alla spinta propulsiva di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli ha conosciuto una fama molto grande.
Già in un altro articolo avevo parlato delle tendenze che, se sapientemente colte e proposte, poi diventano mode.
In questo elenco dovrebbero figurare al vertice due bellissimi libri passati troppo in fretta in secondo piano ma ai quali si deve il merito, per primi, di aver aperto la strada ai fenomeni di cui sopra.
Sto parlando di Le tue Antenate, scritto da Rita Levi Montalcini pubblicato da Gallucci e Cattive Ragazze, scritto da Assia Petricelli e Sergio Riccardi pubblicato da Sinnos.
Il primo ha visto la luce nel 2008 e racconta la vita di 70 donne eccezionali; il secondo è del 2013 e racconta sotto forma di graphic novel le vite di 15 donne da conoscere.
Da un paio d’anni stiamo assistendo ad una vera e propria bolla che riguarda il genere “Storie vere e biografie”.
E Noi siamo tempesta è figlio di questa moda.
Tutto è cominciato con le Storie della buonanotte per bambine ribelli.
Da lì in poi ce le hanno proposte in tutte le salse, in tutti i formati, da parte di tutti gli editori.
Ricordiamoci anche che a suo tempo le Storie della buonanotte per bambine ribelli sono state stroncate dall’autrice di Noi siamo tempesta.
Sì, alla base di quest’ultimo libro c’è un’idea diversa.
Noi siamo tempesta non tratta di un mero elenco di vite più o meno eccellenti, ma di una serie di fatti storici recenti e non dove ad emergere è la forza del gruppo e il senso di appartenenza.
E il suo valore vorrebbe essere nell’offrire ai ragazzi (ma non solo a loro) una prospettiva diversa: quella di potersi riconoscere anche nell’insieme del gruppo.
Della serie, se da solo fai tanto, insieme si è inarrestabili.
E qui avrei un’altra riflessione:
#2 Ma davvero i ragazzi hanno bisogno di una prospettiva diversa incentrata sulla collettività?
Sì, perché penso che le storie, quelle interessanti, ben scritte, ben pensate devono e possono avere posto.
E una prospettiva diversa aiuta ad ampliare il modo di pensare e i propri orizzonti.
Non penso però che una storia sul valore della collettività possa sostituire l’importanza che ha il riconoscimento che scatta nei confronti di un singolo individuo “prescelto”.
Perché quando si è adolescenti bisogna costruire la propria identità, ed inevitabilmente ci si concentra su se stessi. Si indugia nell’individualismo, ed è un passaggio obbligato.
Parallelamente a quell’individualismo necessario, si sente il bisogno di appartenere a un gruppo.
Quindi leggere storie di eroi solitari e insieme di gruppi vincenti serve a costruire la propria identità.
Ecco perché le storie di vite eccezionali e le storie di insiemi eccezionali devono poter coesistere senza sostituirsi le une alle altre.
Nell’articolo che vi ho citato si nominano Harry Potter e Frodo Baggins che:
Sono tutti personaggi unici, che affrontano prove che nessuno, eccetto loro, sarebbe stato in grado di sostenere.
Eppure io non riesco a pensare a loro come disgiunti da una collettività.
Harry Potter senza Ermione e Ron, ma anche senza Neville (il classico esempio di anti eroe) o Snape non sarebbe riuscito nella sua impresa, pur essendo un “prescelto”.
E Frodo Baggins?
Il primo capitolo della trilogia di Tolkien si chiama “La compagnia dell’anello”, devo aggiungere altro?
Sì, aggiungo il nome di Sam Gamgee, un esempio di rara amicizia.
E allora mi chiederete…
…quindi cosa pensi di Noi siamo tempesta di Michela Murgia?
Penso che racconti storie molto interessanti, penso che lo faccia con un lavoro grafico davvero curato e penso che l’aggiunta di una prospettiva differente possa solo essere produttiva.
io l’ho ascoltato con l’audiolibro, incuriosita da un’intervista alla Murgia ascoltata per caso alla radio. Credo proprio che appena andrò in libreria lo cercherò per sfogliarlo: credo di essermi persa molto non avendo una grafica davanti.
Su harry potter sono perfettamente concorde con te
Ma guarda, secondo me è una marchettata fatta e finita.
Interessante nella misura in cui puoi imparare qualcosa di nuovo, e bene o male i libri insegnano sempre.
Sicuramente la grafica fa molto, è curata e accattivante ed è una parte integrante dei testi.
Detto ciò…io odio profondamente la tendenza che si sta delineando di far scrivere i libri agli autori famosi per libri per adulti. Che uno sia un buon scrittore per adulti non significa che sappia scrivere anche per ragazzi. Di solito è una manovra commerciale per attirare l’attenzione dell’adulto che cerca un regalo, conosce il nome, si fida e compra. Ma spesso non funziona così 🙂
Fammi sapere se lo sfogli!
ciao, non so se è arrivato il mio commento, in ogni caso ci riprovo. Sono d’accordo con le tue valutazioni su Noi siamo tempesta e a proposito di Harry Potter avevo scritto alla Murgia quanto segue. Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero
Loretta
Cara Michela,
ho appena terminato di leggere “Noi siamo tempesta” e, come sempre, è stata una soddisfazione leggerti e ammirare la tua abilità di immaginare, raccontare, cogliere il significato profondo, il perchè delle storie, delle persone, ed evocare la meraviglia delle loro vite, del loro quotidiano che può diventare anche quello di ognuno di noi.
Io ti adoro, ho letto tutti i tuoi libri, e ti seguo in nome di Morgana, ma un appunto te lo devo fare, permettimi, anche se sono solo una ordinaria lettrice.
Nell’ introduzione metti in evidenza, giustamente, come, molte storie della nostra infanzia, ci propongano spesso vicende di “eroi solitari”, con un destino glorioso, spesso abbandonati da chi doveva accudirli, e cresciuti alla preriferia di “qualcos’altro”.
Per la seconda volta però, ti sento annoverare il povero Harry Potter tra gli esempi di “eroi solitari, dotati di talenti speciali, affiancati da poche amicizie spesso gregarie, modelli difficili o addirittura impossibili da imitare”.
Beh, mi dispiace ma non c’è niente di più falso.
Sono stata una lettrice “adulta” e assidua della saga di J.K. Rowling, scrittrice eccelsa che ha saputo raccontare la Magia della vita in modo mirabile.
Ho iniziato il primo libro, La pietra filosofale, insieme a mia figlia che ancora non sapeva leggere , abbiamo continuato con il secondo volume e poi è successo che la piccola ha abbandonato la lettura, forse perchè non lo trovava sufficientemente “fantastico” , e io ho continuato affascinata dalla Magia “ordinaria” che traspariva ad ogni capitolo.
Inizio con il dire che Harry Potter non è assolutamente dotato di talenti speciali: è un’orfano, come ce ne sono tant, non abbandonato, ma sopravvissuto alla morte dei suoi genitori che lo hanno protetto con il loro Amore, come fanno in genere i genitori di tutto il mondo, e che ha solo una cicatrice che gli ricorda l’evento e che lo lega al Male, presente nella vita di tutti noi.
In secondo luogo non è affiancato da amicizie gregarie ma da amici veri, Ron ed Hermione, che lo seguono nel bene e nel male, dal primo all’ultimo libro, che lo maltrattano quando lo merita, che lo spronano e lo spingono ad agire nei momenti in cui non può tirarsi indietro e senza i quali sarebbe morto già nel primo libro risparmiando la fatica degli altri sei volumi!
Harry non ce l’avrebbe mai fatta senza la prontezza e la vivacità di Ron e senza l’intelligenza e la conoscenza di Hermione. E non ce l’avrebbe mai fatta senza Neville che ucciderà Nagini, il serpente di Voldemort, senza la prof.ssa Mc Grannit che scatenerà i banchi scolastici contro l’esercito nemico, senza le vite sacrificate degli amici più cari che agiscono per il Bene collettivo, non per Harry.
Quindi Harry Potter non è un eroe solitario. La lotta contro il Male e chi lo rappresenta è una “lotta collettiva”, una lotta che annovera lutti, perdite, difficili da accettare, da elaborare, come succede nella vita “normale”.
Harry è solo un bambino, “I’m Harry”, come dice ad Hagrid quando questi gli chiede se sa che è un “mago”, è un ragazzo, un adolescente, con più difetti che pregi ma che ha l’Amicizia e l’Amore dalla sua parte e che non sono poteri speciali perchè tutti li possono avere, basta “sceglierli”:
“sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità”, dice il preside di Hogwarts a Harry nella Camera di segreti.
La saga di Harry Potter è una storia collettiva dove il gruppo vince, l’eroe solitario soccombe, non esiste.
Inoltre Harry è sottoposto a continue delusioni e impara a vedere aldilà delle apparenze e impara che non è tutto bene o tutto male, tutto bianco o tutto nero, ma che ci sono zone grigie in cui ognuno di noi si trova a gestire le proprie contraddizioni e così scopre che il padre non era perfetto o l’eroe senza macchia che si era immaginato, che Dumbledore gli ha mentito o meglio, gli ha taciuto alcune verità, e che ognuno di noi ha le proprie ragioni che sottendono i comportamenti.
La storia di Harry non è una storia di magia, è la storia vera di un individuo che deve affrontare la vita e se la sua vita è magica, lo deve solo a tutti quelli che lo circondano e gli vogliono bene.
Concludo questa mia non esaustiva riflessione pregandoti, se ti va, di ri-leggere i 7 volumi con attenzione, perchè dai l’impressione di non averlo fatto e di esserti affidata a commenti sommari e,soprattutto, leggi con la convinzione che non si tratti di una favola per bambini bensi di una storia per grandi e piccini dove puoi trovare temi a te molto cari: la lotta contro l’ingiustizia, la discriminazione, i diritti dei più deboli, la lealtà, l’ambizione, la determinazione e la scelta di combattere insieme per migliorare questo nostro mondo dando vita ad una vera Tempesta!
Grazie.
Ciao Loretta e grazie mille per il tuo contributo!
Fammi sapere come va a finire con questa tua lettera, davvero ben scritta e che spiega alla perfezione quello che penso anche io 🙂