Chi lo dice che per disegnare bisogna per forza essere bravi.
Che bisogna aver studiato figura o avere un talento artistico naturale.
Disegnare è un atto insito nella natura umana, già dalla preistoria.
L’essere umano in quanto tale ha bisogno di creare dei segni che rappresentino la sua realtà, oppure quella immaginata.
Se è qualcosa di giocoso e fondamentale per un bambino, man mano che si cresce si tende a perdere l’abitudine al disegno, giustificando questa perdita dietro numerosi alibi.
Non ho tempo.
E’ un passatempo da bambini.
Non mi piace.
Non sono capace.
NON SONO CAPACE.
Il peggior freno al nostro benessere e alla nostra autostima il limite che noi stessi ci poniamo.
Prima di tutto bisogna allargare il proprio orizzonte e considerare che siamo circondati da immagini, da grafiche.
Da disegni.
E’ il tempo dei pitch, delle infografiche, delle icone e delle mappe concettuali.
Quando prendiamo appunti per il nostro lavoro, qualunque esso sia, noi disegniamo.
Organizziamo le idee in modo grafico.
Più ci sentiamo liberi di farlo, meno paure e timori guideranno la nostra mano, più le nostre idee troveranno chiara espressione.
Basta smettere di dire non sono capace e liberare la mente.
I due libri che metto sullo stesso piano con questo post partono proprio da due elementi in comune: il disegno e la frase “non sono capace”.
Mi disegni un Piccolo Principe?
Michael Van Zeveren
Edizioni Babalibri
Questo albo illustrato è dedicato alla fascia d’età 3-8 anni.
Si può quindi usare a partire dalla scuola materna ma può riservare interessanti risvolti anche nel primo biennio elementare.
Il punto di partenza è il ribaltamento.
Se ne Il piccolo principe si disegnavano le pecore, qui abbiamo le pecore che disegnano un piccolo principe.
Ma che fare quando il disegno non riesce così come lo avevate pensato?
Arriva la frustrazione.
La pecora protagonista chiede alla mamma di provare lei a disegnare un piccolo principe, ma siccome nemmeno lei ne è capace, usa un pretesto per portare lo sguardo altrove.
Infatti Il piccolo principe lo disegnano tutti, perché non disegnare le cose che nessuno nota?
Un sasso, una ragnatela, una crepa nel muro, un piccolo insetto che si muove sul pavimento.
Il vero valore di Mi disegni un piccolo principe? è proprio quello di andare oltre la frase “Non sono capace!” e di aggirare il proprio limite prendendolo da un’altra prospettiva.
La via del disegno brutto
Alessandro Bonaccorsi
Terre di Mezzo
La via del disegno brutto si colloca a metà tra un manuale da disegno e un saggio che fa tesoro della lezione di Bruno Munari.
Non disegna chi è bravo a farlo ma chi sa stare solo con se stesso.
Perché il disegnare è composto da attimi di beata solitudine.
La fascia d’età si sposta dagli ultimi anni delle elementari fino all’età adulta.
E non si pone limite.
Perché in realtà per disegnare non si è mai troppo grandi.
O meglio: per dare una rappresentazione grafica ai propri pensieri non serve essere bambini.
Il concetto è lo stesso di Mi disegni un piccolo principe?, ma qui invece di una storia abbiamo tante suggestioni, indicazioni, aforismi e suggerimenti per metterci immediatamente alla prova incamminandoci sulla via del disegno. Brutto.
Se vuoi disegnare, non devi temere il brutto.
Devi sentirti libero di far andare le mani su un foglio.
Libero di esprimerti con un flusso di coscienza grafico che può portarti a capire qualcosa in più di te.
Bisogna disegnare per il gusto di farlo, per il piacere di far andare la penna (il pennello, il pastello, la matita) sul foglio, sentendosi liberi e non incasellati.
Per spingerci a non ascoltare il nostro severo giudice interiore, il libro La via del disegno brutto cerca di convincerci con esercizi passo a passo, con frasi di personaggi attivi nel disegno libero e nel flusso di coscienza come Arno Stern.
E ci sono anche frasi di Sofocle, di Schopenhauer, di Eraclito o di Shakespeare.
E’ un manuale che non insegna a diventare bravi nel disegno.
Insegna a riappropriarsi del proprio tempo, ad abbattere le proprie paure e a lasciarsi guidare in un percorso di consapevolezza.