A Natale, in libreria, si parla di più.
Più che in altri momenti dell’anno, Natale è quello che vede un incredibile aumento dell’interazione con i clienti.
Lavorando in un settore specifico come quello dei ragazzi, è quasi fisiologico che il cliente di turno si affidi completamente al supporto del libraio nella scelta dei titoli.
Tanti adulti si sono dimenticati di quando erano bambini.
L’offerta editoriale è oggettivamente vasta e spesso i clienti assumono una comprensibile espressione di smarrimento davanti a quegli scaffali così pieni.
Sia chiaro: il rapporto con il cliente ha formato il 70% della mia competenza in materia di libri per ragazzi.
Le domande specifiche, a volte assurde, a volte discutibili, altre volte molto complicate, hanno fatto in modo che io mi preparassi e sapessi cosa rispondere.
E però ci sono troppe osservazioni che mi fanno fumare le orecchie.
Ora vi racconto nel dettaglio frasi sgradevoli, spiacevoli luoghi comuni e osservazioni che sarebbe meglio vi risparmiaste quando andate a comprare dei libri per ragazzi
Cose da non dire a un libraio per ragazzi.
1. “Noooo, questo libro è troppo scritto!”
Cui segue un
“poi il bambino si spaventa!”
Quindi il libro è come It che ti spunta dal tombino con il palloncino in mano?
E’ come l’uomo nero sotto al letto?
Che senso ha dire “Il libro è troppo scritto”?
Non è una frase che mi sento rivolgere sporadicamente.
Direi che capita almeno una volta al giorno.
Le persone non vogliono spaventare i bambini con un libro troppo scritto, dove con troppo scritto di intende la normale pagina.
Bisogna ammettere che ad oggi c’è stato da un lato un pesante aumento di bambini con dislessia.
Dall’altro un incremento di pubblicazioni come Diario di una schiappa, dove alla tradizionale pagina si sono sostituite pagine redatte con un mix di scrittura tra il fumetto ed una grafia che simula il manoscritto.
La pagina che tutti amiamo e con la quale tutti siamo cresciuti è vista come uno spauracchio.
L’adulto di oggi vede nel libro il prosieguo dei compiti di scuola.
O peggio: reputa il bambino incapace a priori di affrontare un libro tradizionale.
Anziché vedere una storia, un’occasione di evasione, un momento di condivisione e di divertimento, pensa solamente al limite.
Ci tenevo a segnalare che nella vita normalmente ci si evolve e quello che oggi non si riesce a fare o lo si affronta con difficoltà, domani potrebbe riuscire più semplice.
E vi svelo un altro segreto segretissimo: i libri non scadono.
Se lo regalate a Natale, a gennaio non implode.
2.”Mmmm…non ce l’ha più LIBRO”
Oppure “No, ne vorrei uno un po’ meno libro”.
A questa sibillina affermazione si accompagnano una serie di gesti che neanche Walter Chiari quando descrive Il Sarchiapone.
In sostanza è una variante del punto numero 1.
Il libro che ricorda troppo un libro (!) rischia di fare paura, di annoiare, di sembrare troppo qualcosa di scuola.
Meglio qualcosa di diverso.
Qualcosa di un po’ più piccolo magari.
Ma non troppo!
Perché subito dietro l’angolo c’è la numero 3…
3. “Questo libro è troppo piccolo!”
“Poi sa, ci faccio brutta figura”.
C’è ancora grande timore nel fare regali: le persone si sentono sotto esame quando devono regalare qualcosa.
Temono di essere giudicati spilorci o poco attenti.
La prima cosa che dico a queste persone è di fermarsi e di pensare: stanno facendo un regalo, stanno già compiendo un bel gesto.
Perchè rovinarlo con delle paranoie?
In seconda battuta sfatiamo un mito.
Nei libri, le dimensioni non contano.
Un libro è un oggetti piccolo, ma dentro di sé contiene un mondo.
Ha il potere di creare un pensiero.
Può accendere una passione.
Poi un’altra, e un’altra ancora.
Il libro è un momento speciale che si regala: magari il bambino che lo riceve lo leggerà insieme a mamma e papà. Quanto importa che sia piccolo?
Abitua a pensare che se hai un interesse, il libro è il luogo giusto dove iniziare a coltivarlo.
Per quanto piccolo sia, il potere del libro non è misurabile.
Non sempre nell’immediato.
4. “Eh, ma il bambino non sa ancora leggere!”
Generalmente questa affermazione arriva in seguito a un dialogo che va più o meno così:
Cliente: “Buongiorno, mi potrebbe aiutare?”
Libraio: “Ma certo, mi dica pure!”
C: “Cercavo un libro per un bambino. Ha 3 anni, ma è avanti…!”
L: “Certo, guardi, io le propongo –segue proposta di X albi illustrati-”
C: “Ma questo è un libro…il bambino non sa ancora leggere!”.
Il povero libraio inizia a elencare quanto segue (anche se vorrebbe reagire più o meno come qui sopra):
- I bambini non hanno bisogno di saper leggere per godere di una storia. Spesso godono semplicemente delle figure
- Ai bambini basta leggere la storia una volta: dalla volta successiva la sapranno già a memoria e saranno in grado di raccontarsela da soli o di correggere l’adulto che cercherà di saltare le righe per finire in fretta la lettura
- Ho visto spesso bambini sfogliare i libri per il piacere di farlo, seguendo le righe con un dito, guardando le pagine dei libri (anche quelli troppo scritti!) perchè quei gesti li facevano sentire “grandi”
- A 3 anni (ma anche a 4, a 5, a 6 e persino dopo!) la lettura condivisa è un momento speciale. Regalare un libro a un bambino significa regalargli un momento speciale con qualcuno, perché…
- …se anche adesso non sa leggere, vuol dire che qualcuno lo farà per lui!
5. “Mi consigli un bel romanzo, ma per favore, niente di tragico!”
Questa frase mi viene rivolta con delle varianti.
Tipo: “niente che spaventi”, oppure “niente genitori morti”.
Non parlerò qui della necessità catartica di fare esperienza di tutto lo spettro emotivo della vita attraverso la lettura.
Dal momento che è meglio vivere certe emozioni per interposta storia.
Non citerò i cartoni animati che hanno nutrito la mia generazione, non parlerò di Georgie, di Candy, del cavallo di Atreiu, di Bambi o di Dumbo.
Non parlerò del melodramma, del successo che da secoli circonda Romeo&Giulietta e della naturale propensione che alle volte abbiamo per film o canzoni strappalacrime.
Sarò sintetica raccontando questo:
lo sapete, vero, che il fenomeno mondiale per eccellenza, Harry Potter, è rimasto orfano a pochi mesi di vita?
Che hanno ucciso i genitori davanti ai suoi occhi?
E che ogni volta che si affeziona qualcuno, quel qualcuno muore?
Eh si, in effetti è tutto così tragico che la serie non ha avuto alcun successo nel mondo…
Nell’immagine qui sotto, la coda per entrare negli studios inglesi.
6. “Mi fa lo sconto?”
Questa in realtà è una cosa che non va mai detta a un libraio.
Che sia un libraio generalista, per ragazzi o giuridico.
Ma di questo ne ho già parlato qui.
Ricordatevi di queste cinque cose, la prossima volta che entrate a scegliere i libri da regalare ai pargoli!