No, non è una confessione.
E’ il titolo di uno dei più sorprendenti libri per ragazzi letti negli ultimi mesi.
Lo so che posso sembrare (!) di parte, ma non facendo critica, scelgo appositamente di parlare solo dei libri che mi piacciono.
O che almeno hanno un elemento di interesse e novità.
Quindi sì, in questo sito sembra che io sia circondata da letteratura meravigliosa sempre in grado di sorprendermi.
Leggo anche tanta robaccia, ma come diceva Wittgenstein, “di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.
Come ho scritto un libro per caso, in questo momento, è in cima alla lista delle letture sorprendenti .
Cito dalla quarta di copertina, sintetica e puntuale:
In Come ho scritto un libro per caso “Annette Huizing riesce con successo nella rischiosa impresa di scrivere un libro che parli di come scrivere un libro”.
Un’idea semplice, una vicenda altrettanto semplice.
E come tutte le cose semplici è semplicemente geniale.
La trama in sé è lineare.
Katinka ha 13 anni, vive con il papà e il fratellino, non ha memoria della mamma, morta quando lei aveva 3 anni, e sogna di fare la scrittrice.
Chiede così aiuto a Liedwien, vicina di casa e famosa scrittrice che accetta di darle qualche lezione in cambio di aiuto con il giardino.
I singoli capitoli di Come ho scritto un libro per caso sono in realtà le esercitazioni che Katinka fa così da poter portare del materiale a Liedwien ogni venerdì pomeriggio.
Esercizio dopo esercizio, capitolo dopo capitolo, leggiamo la vita di Katinka: il profondo affetto del papà, la curiosità verso una nostalgia strana, quella che si prova verso chi non ci ha lasciato memoria, la nuova esuberante compagna di papà.
Il percorso di Katinka alla ricerca di una storia da scrivere e che si scoprirà essere la sua storia.
Perché la nostra storia è l’unica che realmente possediamo.
Ogni capitolo non si limita a raccogliere i frammenti della vita di Katinka.
I capitoli si completano grazie a una seconda linea narrativa: i consigli di scrittura che Liedwien dà a Katinka.
Consigli di scrittura che però esulano dalla pagina scritta per uscire verso la vita vera.
In questa dinamica si inserisce anche l’alacre attività che Katinka e Liedwien svolgono in giardino. Spesso il verde è un contorno, ma il rispetto dei ritmi di vita di un giardino accompagnano l’evoluzione dei personaggi. Penso a libri come Cambiare l’acqua ai fiori o Il mondo fino a 7, dove la vita vegetale porta le persone alla rinascita.
Accompagnando con discrezione.
Ed è qui la genialità di Come ho scritto un libro per caso: due trame che si intrecciano, due linee narrative differenti che si svolgono a un passo l’una dall’altra. Una che racconta e una che permette di riguardare quella trama correggendone le maglie.
Ad ogni suo racconto (accadimento della vita), Katinka è costretta a fermarsi, fare un passo di lato e osservare la vita dalla prospettiva di una scrittrice.
Armandosi di importanti strumenti: la capacità di osservare, di de-scrivere, di mettersi nei panni degli altri, di mostrare senza raccontare, di infilarsi nelle pieghe delle trame per creare nuovi orditi.
E, forse, per ri-scrivere la sua storia.
La scrittura non nasce solo da una storia da raccontare, ma dal bisogno di de-scrivere ciò che si vede.
Come ho scritto un libro per caso è una storia delicata, bellissima, diretta, semplice.
Ma è anche un utilissimo manuale di scrittura.
Le parti che mostrano la relazione maestra-allieva tra Liedwien e Katinka sono grassettate e occupano le righe a conclusione dei capitoli.
[…] Inizialmente questa parte doveva essere lunga il doppio, anzi il triplo. Liedwien mi aveva dato un compito. Dovevo togliere dieci frasi. Dopo dovevo rileggere bene il testo e valutare se un lettore riusciva ancora a seguirlo. Potevo aggiungere soltanto qualche parolina.
Sono corsa a prendere il mio portatile. Mentre Liedwien leggeva un libro con Nerone in grembo, ho cancellato dieci frasi e ho ricucito insieme il testo rimasto. L’ho fatto rileggere a Liedwien sul mio schermo. “Magnifico” ha detto. Secondo me non l’aveva letto veramente. “E adesso fa la stessa cosa ancora una volta”. “Non andava bene allora?” ho chiesto. “Spieghi troppo” ha detto. “E’ più avvincente se non racconti tutto”.
“Più avvincente?”
“Devi raccontare giusto ciò che serve a incuriosire i lettori. Devono chiedersi: perché il padre di Katinka le ha mentito? Come c’è finito il rossetto sulla sua faccia e che cosa hanno fatto?”. Mi è andato di traverso il tè.
“Uno scrittore non pensa soltanto a quello che scriverà, ma anche e soprattutto a quello che ometterà” ha detto Liedwien.
Leggendo questo passaggio ho pensato a Kent Haruf e alla sua Trilogia di Holt. Haruf impiegava circa sei anni per scrivere uno dei suoi libri e non parliamo di mattoni alla IT di Stephen King.
Questo perché la sua modalità di lavoro prevedeva la scrittura del testo e poi anni e anni trascorsi a procedere per sottrazione.
L’effetto della lattura di Karuf è impagabile (se non lo conoscete cominciate da Canto della Pianura, NN Editore).
Come ho scritto un libro per caso è pieno di passaggi così.
E alla fine vorreste anche voi che Liedwien fosse la vostra vicina di casa.
E ora, di nuovo l’annosa questione: qual è l’età di Come ho scritto un libro per caso?
Volete la risposta standard o la risposta da Libraia Fotografa?
Risposta standard: dai 12 anni.
Risposta da Libraia Fotografa: dai 12 anni, su fino a che avete vita e voglia di scrivere.
Grazie alla sua dirompente e semplice capacità narrativa, Come ho scritto un libro per caso potrebbe sorprendere un pubblico molto ampio.
E’ un libro da leggere a scuola, perché per un insegnante potrebbe rivelarsi uno strumento su cui costruire l’intero anno scolastico.
E ha gli esercizi già fatti.
Mi immagino un progetto annuale: “Mettiamo il caso che quest’anno scriviamo un libro”.
E’ un libro da far leggere a tutte quelle professioni che si occupano di narrazione (o storytelling): quante professioni si nutrono e si costruiscono sulla capacità di raccontare? Nel mondo del digital marketing una fetta enorme.
Provate a pensare ai professionisti rielaborano le informazioni per restituirle in maniera efficace: penso a chi lavora con la psicologia, chi con le varie terapie, ma anche chi ha nella dialettica un importante alleato. O chi lavora con la creatività a livelli più disparati.
Tutti quelli che hanno bisogno di fare narrazione di sé: ad esempio per scrivere una bella presentazione. O una bio efficace sui social.
La vedete anche voi la fetta di potenziale pubblico allargarsi sempre di più?
Infine, Come ho scritto un libro per caso, va fatto obbligatoriamente leggere in tutte le scuole di scrittura.
Dal corso comunale a quello della biblioteca, su fino alle scuole di scrittura più “in” e quotate.
Ah, se ambite a diventare scrittori, vi dedico questo passaggio tratto proprio dal libro. Le parole sono della splendida Liedwien:
“Al mio corso? Ma tesoro, non è una cosa adatta a te. Ti ritroveresti in mezzo a tutte quelle donne di mezza età che vogliono scrivere dei bestseller con protagoniste che fanno un sacco di shopping e hanno una relazione segreta con il vicino di casa. E sempre quel vino bianco, l’eterno vino bianco. Tutti i loro testi sono marinati nello Chardonnay. No, cerca prima di sviluppare un tuo stile personale.”
E potrei dire chi mi ricorda questa descrizione.
Ma come dicevo, parlo solo di ciò che trovo bello!
Come ho scritto un libro per caso Annet Huizing.
Traduzione di Anna Patrucco Becchi.
Edizioni La Nuova Frontiera Junior
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La casa del contrabbandiere di Annet Huizing