Nella mia storia personale, ricordo che ad ogni dubbio, momento difficile, desiderio di apprendimento, sono sempre stata pronta a cercare e interrogare i libri.
Sicuramente è per questo che oggi lavoro in libreria.
E altrettanto sicuramente è per questo che fuori dalla libreria studio e lavoro per far sì che le persone si abituino a interrogare i libri.
E da tempo sono affascinata dal rapporto tra libri e terapia.
Il mio scopo è quello di far incontrare le persone e i libri per trovare risposta a bisogni e per leggere meglio sé stessi e gli altri nei vari passaggi di vita.
Un altro valore per cui mi batto è far capire che con i libri è possibile creare relazione.
Molti vedono il libro come un’attività passiva, noiosa, solitaria.
E invece, come dice anche Aidan Chambers, c’è così tanto dinamismo nella scoperta!
Il libro è soprattutto un punto di incontro: con gli altri, con sé stessi, ma anche con le idee, con i pensieri, con le passioni e con il mondo.
Leggi anche il mio post sul Creare relazioni con i libri.
Leggendo e studiando, ascoltando i bisogni, sapendo quanta necessità di ispirazione e di contatto con sé stessi c’è al mondo, mi pare scontato che i libri siano strumenti preziosissimi per chi lavora a vari livelli con la terapia.
Libri e terapia dunque.
Un rapporto che così scontato non sembra.
Ma non ho certo scoperto l’acqua calda.
Nei paesi anglosassoni la biblioterapia, ovvero l’utilizzo di libri e di testi (poetici o di canzoni) come sostegno di percorsi di analisi e di riabilitazione è avviata e consolidata da decenni.
Leggi anche Albi illustrati per i momenti difficili della vita
Da noi il binomio di libri e terapia è una pratica che ancora non ha ricevuto una legittimazione accademica.
Ma per fortuna esistono singoli professionisti che hanno compreso il potenziale del libro e lo includono nella propria professione.
Ecco che lo Spunto di Lettura di oggi è dedicato ad una professionista del mondo della psiche e dell’apprendimento.
Lei è Serena Neri e trovate qui il suo sito.
Vi consiglio questo utilissimo articolo in cui Serena spiega come utilizza gli albi illustrati per avviare una relazione: https://dottserenaneri.wixsite.com/website/post/storie-per-raccontarsi.
La sua è una professione che sembra essere lontana dai libri, ma che nei libri trova strumenti che potenziano e motliplicano le possibilità di relazione.
Alla fine, leggere i libri aiuta a leggere l’anima.
Ma bisogna lavorare affinché le persone capiscano che i libri non sono solo strumenti di apprendimento di un’abilità, ma possono andare molto più in profondità.
Libri e Terapia: INTERVISTA A SERENA NERI
Chi è Serena Neri?
Sono una persona curiosa, pratica e osservatrice con molti interessi. Vivo in un piccolo paese in aperta campagna e adoro guardare i vari toni di verde che si stendono davanti alle mie finestre; adoro fare passeggiate in solitaria lunghi i campi o in montagna.
La colonna sonora della mia vita è sicuramente un mix di musica rock e musical…la mia curiosità spazia proprio fra tutte queste diversità cercando di coglierne sempre la bellezza.
Lavoro come Tecnico della riabilitazione Psichiatrica e Tutor dell’apprendimento in libera professione con bambini, ragazzi e le loro famiglie.
Nel mio lavoro metto sempre la mia curiosità, la capacità di stare in silenzio ad ascoltare e l’attenzione nel vedere tutte le sfumature che ho davanti perchè lo studio si trasformi sempre in pratica positiva e
concreta.
Che ruolo ha la lettura per te?
Ho sempre letto moltissimo sin da bambina, mi piace immedesimarmi nei racconti e provare sensazioni, emozioni assieme ai personaggi del libro, non è una frase originale, ma è semplicemente così… ho sempre un libro da leggere, un titolo che mi aspetta, uno che non vedo l’ora di rileggere e uno che mi torna in mente quando conosco una
persona nuova.
Qual è il punto di incontro tra la tua persona, la tua professione e i libri?
Credo che siano proprie le storie il punto di incontro, quando incontro persone nel mio lavoro raccontano la loro storia e io divento un po’ lettore e cerco di immedesimarmi nella loro storia senza entrarci dentro del tutto, la leggo ma non la scrivo.
Con i bambini e ragazzi invece i libri possono essere un veicolo per trovare quelle parole per poter raccontare la propria storia o per riflettere narrando e non rispondendo a domande dirette che spesso possono sembrare un interrogatorio e non una conversazione.
Allo stesso modo il libro può essere uno strumento giocoso per allenare moltissimi aspetti cognitivi e legati alle abilità sociali.
Hai una preparazione molto ampia e varia, come unisci libri e terapia?
Il libro è uno strumento e quindi ha diverse modalità di uso a seconda dell’obiettivo che ho di volta in volta: può essere un aiuto per parlare di sé, oppure uno strumento concreto per mettere alla prova la propria attenzione e la capacità di narrazione.
Può servire come aggancio per attività più difficili o come ponte fra ciò che si fa in studio e ciò che può essere fatto a casa, sia come momento comunicativo in famiglia che come momento strutturato per potenziare specifiche abilità.
A volte invece è un momento di svago, una richiesta per sorridere, per non pensare e per vivere una bella storia.
Qual è la difficoltà più grande, se c’è, nel far percepire il libro come strumento potente?
La difficoltà maggiore è che spesso il libro è visto come uno strumento “didattico” un oggetto da leggere in modo rapido e accurato, una storia che deve essere riassunta ma su cui non si riflette; spesso il libro viene richiesto perchè il bambino o il ragazzo deve leggere per imparare a essere veloce, o imparare certe parole.
Questo fa perdere tutta la parte legata alle emozioni, alla narrazione, al creare collegamenti al porsi domande personali sul testo o su ciò che accadrà.
Come si può abbattere questa difficoltà?
La prima cosa è spiegare cosa contiene realmente un libro, come sceglierlo e spiegare le abilità che vengono richieste per una lettura.
Non le abilità strumentali ma quelle personali: l’attenzione, il raccontarsi, il chiedere qualcosa che è collegato con ciò che viene letto, il far capire che la parte emotiva è molto più importante negli apprendimenti di ogni scheda libro o velocità di lettura.
In realtà questo viene spiegato molto di più agli adulti che ai bambini, a loro serve di più la scelta di un buon libro che faccia vivere praticamente tutto quello detto prima.
Con i ragazzi ci vuole un giusto mix di spiegazione e pratica.
Usi i libri anche con gli adulti?
Sì con i genitori, non tanto magari rispetto alla lettura ma alla modalità di lettura e consigli di testi adatti per i propri figli.
Anche durante le formazioni uso albi per introdurre un concetto o per iniziare una riflessione personale.
Perché, secondo te, la biblioterapia (o la Poetry Therapy) da noi non è considerata?
Perchè spesso tutto ciò che ha la parole “terapia” ma non è scientifico, non ha risultati immediati, non viene considerato.
La mia idea come riabilitatore è che non mi piace chiamare ogni cosa “terapia” ma mi piace vedere la positività e i miglioramenti che
danno queste normali attività alle persone più fragili e in difficoltà.
Credo anche che la lettura sia vista ancora solo come qualcosa di legato alla scuola o alla cultura e molte persone “non si sentono all’altezza”.
Dobbiamo lavorare molto come comunità educante per rendere il libro un oggetto accessibile a tutti e non solo ad alcune fasce di
età o persone particolari…questo credo sia il vero valore terapeutico.
Un aneddoto “libresco”?
Uno dei primi progetti con un ragazzo con grandi difficoltà emotive: abbiamo letto un albo illustrato e ad ogni pagina è riuscito a raccontare qualcosa di realmente successo nella sua vita.
Alla fine mi ha detto “Ma è già finito il libro? Io ho delle altre cose da dire…posso dirtele lo stesso?”.
Ecco credo che questo sia realmente l’aver raggiunto uno scopo terapeutico!
Tu sei in Emilia Romagna: come mai, secondo te, storicamente questa regione è così tanto all’avanguardia nel legame con i libri per ragazzi?
È una regione che ha tante piccole differenze anche all’interno della stessa provincia.
Penso che tutto parta dal bisogno di avere delle storie da raccontare.
Siamo una ragione che crea storie tramite libri, film e musica e questo ci dà uno sguardo più ampio…
Almeno, io da emiliana ho sempre sentito proprio questo nei racconti dei miei nonni, andando nei piccoli paesi come nelle grandi città, entrando nelle biblioteche e nei circoli culturali.
Semplicemente curiamo la nostra voglia di storie.
Leggi anche gli altri Spunti di Lettura