Le cose che ho capito di te di Cary Fagan è i primo romanzo di questo autore che viene pubblicato da Rizzoli.
Gli altri suoi titoli sono stati tutti pubblicati in alta leggibilità per la casa editrice Biancoenero.
Tra i miei cavalli di battaglia di/consigli libreschi/acchiappalettori c’è quella piccola meraviglia che è The big swim – La grande traversata.
Capirete che quando ho visto il nome di Cary Fagan tra le nuove uscite, non me lo sono lasciata scappare.
Cominciamo dall’inizio.
Quello vero: l’incipit di Le cose che ho capito di te di Cary Fagan.
Una volta la mia professoressa, ms. gorham, ha detto che una storia deve avere un inizio appassionante […]
purtroppo questo non è un inizio del genere.
sono andato in biblioteca.
ci sono andato perchè era sabato e nessuno mi dava retta.
nè mia madre nè mio padre nè mia sorella grande e nemmeno il mio fratellino, se è per questo.
e di sicuro non mio fratello maggiore jackson.
A parlare, in prima persona, è il tredicenne Hartley Staples e in poche pennellate ha già disegnato la trama.
Hartley è dotato di un senso dell’umorismo tra il pragramtico e il cinico.
Intelligente, quasi un cervellone ma non particolarmente portato per le relazioni sociali, Hartley e la sua famiglia stanno passando un periodo molto duro da quando il fratello maggiore se ne è andato di casa.
Il dono di Cary Fagan è quello di non creare mai storie dalle tinte melodrammatiche o tragiche.
La scrittura è quasi scarna da quanto è scorrevole.
I personaggi non vengono descritti approfonditamente eppure è facile sentire quello che provano.
Merito di quelle poche pennellate, leggere, ironiche ma tremendamente solide con le quali disegna le storie.
Il titolo originale di Le cose che ho capito di te di Cary Fagan è The colleted works of Gretchen Oyster.
Perchè qui si parla di una collezione un po’ particolare.
Hartey, come detto, vede bene che la sua famiglia sta cercando di gestire al meglio la nuova situazione.
Ma questo tredicenne ha bisogno di trovare qualcosa di suo, qualcosa che lo faccia stare bene, un po’ come la collezione di fumetti di Lil’Donkey: patetici, perché appartenevano all’Hartley bambino.
Ma che ancora adesso legge quando è ammalato.
Un giorno Hartley trova per strada una strana cartolina fatta di collage e di poesie.
La cartolina si vede che è di produzione artigianale, è numerata e reca le iniziali “g.o.”.
Per Hartley diventa importante collezionare tutti i numeri di quelle cartoline.
Perché così ha qualcosa di suo che nessun altro sa.
E così tra un amico che lo ignora, una sorella sempre fredda, una famiglia fragile ma alla ricerca di normalità e una professoressa che a scuola non vede l’ora di sapere quale sia la vera passione di Hartley, il nostro protagonista si lascia affascinare delle frasi sulle cartoline che man mano trova.
Ma chi è “g.o.”?
Si chiama Gretchen Oyster, ha i capelli blu e una smodata passione per l’arte.
Anche la sua famiglia ha vissuto momenti migliori, ma si è assestata in un nuovo equilibrio dove però Gretchen ha paura di compromettere qualcosa.
L’idea delle cartoline le è venuta guardando un documentario sui Dada.
Si è appassionata al collage, a questo misto di parole, poesia e immagini che si combinano a piacimento.
Gretchen crea le sue cartoline, le fotocopia, le abbandona in giro per la città.
Per lei l’arte è questo: vedere qualcosa e lasciare che le baleni in testa un’idea.
Per chi lo fa?
Sicuramente per se stessa, ma anche per trovare una corrispondenza di pensieri in qualcun altro.
In fondo l’arte genera anche un riconoscimento.
ma forse qualcuno, magari anche uno solo, avrebbe guardato la cartolina. forse quella persona aveva avuto una pessima giornata o era preoccupata e osservandola avrebbe passato un momento piacevole.
Forse avrebbe letto le parole e le avrebbe capite oppure avrebbe pensato che erano senza senso, ma avrebbe comunque pensato e provato qualcosa.
I capitoli dove compare Gretchen sono scritti con il carattere tipografico della macchina da scrivere e sono narrati in terza persona.
Naturalmente, a un certo punto, Gretchen e Hartley si incontreranno.
Un incontro surreale, ma ciascuno dà all’altro ciò di cui ha bisogno: parole.
Le cose che ho capito di te di Cary Fagan è un libro di parole giuste.
Quelle che le persone hanno bisogno di sentire e di trovare.
Le parole che non si trovano ma si cercano per trasformare i nostri sentimenti e mandarli nel mondo.
Le parole per una narrazione di sé che ci rappresenti.
Hartley colleziona le cartoline per mostrarle un giorno al fratello Jackson, se dovesse ritornare.
Ma in fondo le ha bisogno per sé.
Non è un caso che a un certo punto baratti tutti i suoi fumetti di Lil’Donkey per una cartolina trovata dal fratello più piccolo: è l’infanzia che lascia spazio alla maturità delle proprie scelte consolatorie.
Che parole hanno le cartoline di Gretchen e che Hartley colleziona?
1. Io odio tutte le bandiere anche quelle dei pirati
2. Io so che i cereali sono fatti da una grande azienda inumana ma mi fanno stare meglio
4. Oggi ho starnutito così forte che mi si è scosso il cervello dentro la testa. Hai mai pensato al tuo cervello? Provaci. Ora il tuo cervello sta pensando a se stesso
5. Oggi ho incontrato un cane al parco. Mi ha guardata con i suoi occhi marroni. Credo che forse mi abbia capita.
6. Quando io vado su, tu vai giù. Quando io vado giù, tu vai su. Perché non possiamo mai andare nella stessa direzione?
7. Alcuni vogliono credere che la magia sia reale. Io voglio solo credere che lo sia io
8. Vorrei essere un uccello che guarda già allora tutto sarebbe così chiaro.
3. Sai quel suono che non sente nessun altro? Può essere vicino lontano cos’è? So solo che lo sento anche io
10. Mi sono resa conto che non si può mai sapere cosa succederà dopo
La numero 10 chiude davvero la collezione di G.O.
Perché nel frattempo entrambi hanno trovato ciò che cercavano.
Ed è la mia cartolina preferita perché, come Hartley, sono una preoccupata cronica.
Le cose che ho capito di te di Cary Fagan è un romanzo raffinato, delicato, che coglie nel segno.
E soprattutto è un romanzo che a scuola, già a partire dagli 11 anni su fino al primo triennio delle superiori, si presta a diversi progetti didattici.
Ecco qualche spunto didattico ispirato a Le cose che ho capito di te di Cary Fagan
1. Il collage: le cartoline sono ovviamente un ottimo (s)punto di partenza da adottare. Sono una modalità espressiva che lascia totale libertà.
Ci si riaggancia alla storia dell’arte perché si parla di dadaismo e di collage artistico.
Quando si tratta di sperimemtazioni artistiche suggerisco sempre di visitare il sito Didatticarte che, in fatto di ispirazione, è risorsa ricchissima (non nascondo che mi piacerebbe un giorno scrivere o crerae un progetto con la bravissima Emanuela Pulvirenti).
Qui trovate i suoi archivi di post dedicati al Collage.
2. La poesia: i collage delle cartoline non sono composti solo da immagini, ma anche da parole che assomigliano molto a poesie.
Un approfondimento può essere quindi fatto sull’utilizzo della poesia a scopo autobiografico, magari sperimentando tecniche come il caviardage.
3. Le passioni: l’entusiasta professoressa di Hartley tiene moltissimo a Progetto del Gran Finale. Si tratta di un’esposizione finale che i ragazzi possono fare e che possono dedicare a qualsiasi cosa purché li appassioni.
Chiamiamola una ricerca: può essere realizzata ed esposta in qualsiasi maniera, può essere dedicata a qualunque cosa, dai videogiochi a una popstar passando per il calcio o il salto della corda.
Potrebbe essere riproposta in classe poiché lasciare libertà (di espressione e di scelta dei mezzi) e spingere i ragazzi a parlare di una loro passione può dire molto più di qualsiasi altra verifica di classe.
E magari ci sono ragazzi nella vostra classe che ancora non hanno avuto modo di ragionare davvero sulle proprie passioni o interessi…
4. L’autobiografia: Le cose che ho capito di te di Cary Fagan, per 2/3 è scritto in prima persona. E’ un’indagine interiore di Hartley alla ricerca della giusta narrazione che gli dia una collocazione in un momento in cui tutti i suoi riferimenti sono venuti a mancare. Lo fa attraverso degli oggetti che gli capitano dall’esterno.
L’autobiografia è un genere frequentato soprattutto alle medie: non solo come pratica di scrittura, lettura o meramente narrativa. Ma perché affrontata in un determinato momento della vita dell’adolescente, gli consente di entrare in contatto con la propria immagine.
All’autobiografia ho dedicato spazio parlando di Melody e di Come ho scritto un libro per caso.
Ho anche realizzato un percorso consulenza ad hoc per insegnanti
Qui puoi chiedermi info o ricevere una bibliografia che completi lo scaffale ideale su cui collocare Le cose che ho capito di te di Cary Fagan.