Il tema i mostri dentro, come la maggior parte delle cose che scrivo qui, ronza nella testa da tempo.
Vaga come materia informe, frutto delle tante suggestioni provenienti dai libri.
I libri sono davvero una moltitudine di semi: quando, come e se attecchiscono lo dice il tempo.
Non è qui che parlo di Halloween, anche se parlare dei mostri dentro di noi potrebbe sembrare una variante.
Con i mostri dentro voglio proporre un piccolissimo percorso di libri che mostrano (!) quell’aspetto di noi che temiamo e che nascondiamo.
Per chi è questo percorso?
Lo proporrei a chi vuole creare un percorso circa il doppio nella natura umana (tema che riccore tantissimo al liceo in vista della tesina di maturità); nei licei delle scienze umane o negli artistici.
Naturalmente è dedicato ai soliti curiosi e agli appassionati. Agli insegnanti e ai librai, ai bibliotecari.
Alle persone che lavorano con lo sviluppo del potenziale di altre persone: perché lavorare sulla conoscenza di tutti i piani di sé, anche quelli oscuri e meno nobili, rinsalda l’io.
Di solito si comincia dalle origini.
Dall’etimologia.
Il mio amato dizionario etimologico Zanichelli riporta la seguente definizone dotta derivante dal latino:
mōnstru(m) “prodigio, portento” prob. legato al verbo mōnere “ammonire.
Latino anche il derivato mōnstruosu(m), mentre “mostruosità” è di forma italiana.
Quindi nella stessa parola abbiamo la doppia accezione di “prodigio” e di “monito”. E quest’ultimo è facile ricondurlo al verbo “Mostrare”.
Dal sito Una parola al giorno ho scovato invece questo piccolo approfondimento che molto mi è piaciuto:
La letteratura, anche la più antica, ci insegna che il mostro è l’impersonificazione di paura, di crudeltà, di istinti ben lontani dalla ragione. Il famoso quadro di Goya ha infatti il titolo Il sonno della ragione genera mostri.
Se è vero che il mostro (il mostruoso, il perturbante) va cercato lontano dalla ragione, non vuol dire che esso non vada cercato nell’essere umano.
Il mostro è una deformità, è qualcosa che la natura non ha generato e, se lo ha fatto, lo ha scartato.
Ma il mostro c’è e si vuole mostrare.
Forse uno dei più alti esempi letterari che coniuga l’uomo e il mostro interiore è quel capolavoro che è stato Lo strano caso del Dr.Jekyll e di Mr.Hyde di Stevenson i cui significati circa la doppiezza della natura umana hanno risuonato e risuonano ancora.
In psicologia, quando si parla di razionalità e irrazionalità o di ombra, il racconto gotico di Stevenson è spesso citato come pietra miliare.
Vi invito a leggere questo approfondimento su GuidaPsicologi dedicato proprio al rapporto tra la psicologia e il racconto di Stevenson.
Leggi anche Albi illustrati sull’ombra
In questo piccolo percorso che si chiama mostri dentro voglio focalizzarmi proprio sulle parti che riteniamo non accettate e non accettabili di noi.
Perché siamo noi troppo severi con noi stessi, perché viviamo nella paura del giudizio. Perché desideriamo solo l’accettazione che passa per lo più dall’omologazione che non accetta il diverso, il prodigio.
Non esistono solo mostri mostruosi e mostri cattivi.
Ci sono mostri il cui prodigio è una caratteristica identitaria, che ha bisogno di accettazione solo da parte nostra.
E poi ci sono mostri che non nascono con noi, ma che crescono con noi.
Che si generano da particolare fatti che la nostra mente, appunto, non vuole mostrare.
Conoscere i mostri dentro vuol dire tante cose.
Addomesticarli, osservarli, ridimensionarli.
Oppure averne consapevolezza.
Magari trasformarli.
O semplicemente, accettarli come parte integrante del nostro io.
Anche qui, non è un caso che in psicologia si parli di integrità dell’io.
Il percorso sui mostri dentro conta solo quattro proposte libresche.
E sono tutti libri illustrati.
Illustrati perché in quest’occasione volevo proprio mostrare come si possano raggiungere livelli di comprensione e di espressione alti e universali.
Ecco le proposte per iniziare ad indagare, da soli, a scuola, in gruppo, per la crescita personale e professionale, il tema del mostro che abbiamo dentro.
La mia cosa preferita sono i mostri, Emil Ferries, Bao Publishing
E’ una graphic novel ed è un’opera monumentale.
Monumentale come mole, perché ha un medio formato di ben 400 pagine.
E monumentale come complessità di significati.
La protagonista è Karen, una preadolescente che vive nella Chicago del 1968. Karen viene da una famiglia povera, suo fratello la ama moltissimo ma è tormentato da molti demoni. La madre è un punto di riferimento per la famiglia finché non si ammala.
Un giorno la vicina di casa Anka, una donna estremamente fragile dal passato doloroso, viene trovata morta. Si dice suicidio, ma Karen non ci crede.
Karen ha 10 anni, tutti la additano come strana, e sa osservare.
Proprio non le va a genio quando gli adulti le tengono nascoste cose credendo sia troppo piccola.
E così Karen osserva, disegna e scrive sul suo diario, un quaderno ad anelli.
Stilisticamente i disegni di cui è fatta la graphic novel riproducono proprio un quaderno ad anelli su cui qualcuno scribacchia a penna. E’ quasi interamente disegnato a penna.
Queste le linee generali, ma La mia cosa preferita sono i mostri è di profonda complessità piena di metafore e simboli.
I mostri di cui parla sono i mostri che piacciono a Karen: è appassionata di film horror, di fumetti e giornalini tipo Creepshow.
Karen si sente a sua volta un mostro: il suo appartenere alla classe sociale sbagliata, le sue vulnerabilità, la sua identità sessuale appena accennata ma che già si capisce non essere quella canonica.
E però Karen sa anche di non possedere la forza dei mostri: non si sente interamente questo, non si sente interamente quello.
Ripete spesso che vorrebbe che i mostri la mordessero, per farla diventare una di loro.
E si rappresenta come una ragazzina con le fattezze accennate di licantropo.
I mostri sono quelli che vede nella città, nel paese: un paese che ha appena visto morire Kennedy e il Reverendo King.
Una città dove i giusti sono i bianchi e i ricchi, gli altri sono solo sbagliati.
I mostri sono quelli che abitano le persone: i mostri della memoria che continuano a tormentare la vicina Anka, sopravvissuta all’Olocausto; i mostri della storia; i mostri emarginati ai lati delle strade; i mostri che fanno capolino dallo sguardo delle persone, anche le più amate.
…No, i mostri cattivi vogliono che il mondo abbia la forma che vogliono loro.
hanno bisogno che la gente abbia paura…
…non vivono nelle loro tante e non si fanno quasi sempre i fatti loro…credo che sia quella la differenza…un mostro buono a volte spaventa qualcuno perchè ha un aspetto strano, o ha le zanne…
è qualcosa che va oltre il suo controllo……ma ai mostri cattivi importa solo di avere il controllo…vogliono che tutto il mondo abbia paura così che siano loro a comandare.
Perché Karen vede bene che dentro ogni persona c’è quella conosciuta, ma c’è anche quella celeta che ogni tanto balza fuori come un mostro nascosto nel buio.
Anche nelle persone a lei più care.
E deve imparare a guardare bene, con gli occhi della ragione che cerca di nascondere il mostruoso, per cogliere ciò che è sempre stato lì.
La mia cosa preferita sono i mostri è una storia che spinge a guardare nel buio, anche se l’occhio non vuole. E’ lì dentro che si celano i mostri di noi stessi.
Opera intrisa di signifcati, ma anche di arte, di citazioni cinematografiche del miglior cinema horror di annata; di profondità psicologica, di rara empatia e accuratezza umana.
Non è facile cogliere tutto ad una prima lettura.
Una piccola chiosa sull’autrice Emil Ferris, che ha debuttato nel mondo delle graphic novel a 56 anni.
La sua storia è la storia di chi ha guardato in faccia, dominato e portato fuori il suo mostro.
Emil Ferris infatti aveva tutt’altro lavoro, poi una zanzara l’ha punta provocandole un’infezione che le ha causato paralisi delle gambe e della mano destra.
Durante la lunga riabilitazione (conclusasi poi con successo) l’autrice ha imparato a disegnare con la mano sinistra e si è dedicata alla scrittura creativa. Generando questo capolavoro.
Mary e il mostro, Lita Judge, Il Castoro
Il sottotitolo è Amore e ribellione. Come Mary Shelley creò Frankenstein.
A questa splendida e struggente Graphic Novel ho dedicato un’approfondita recensione che trovate qui.
Mary Shelley è famosa per avere creato uno dei mostri più noti della letteratura, del grande schermo e dell’immaginario tutto.
La graphic novel è composta da stralci di parole che raccontano il tragico vissuto della Shelley, passata da un dolore all’altro.
Frankenstein è ua creatura nata dal dolore e che agisce nel dolore di non aver scelto quella non-vita, rigettata persino dal suo stesso creatore.
Mary Shelley ha concepito una creatura mostruosa e reietta che è l’insieme di tutti i dolori visti e vissuti.
E’ come se, passata attraverso il peggio, avesse guardato direttamente negli occhi tutti i mostri incontrati e ingoiati e avesse fatto l’unica cosa possibile: creare il prodotto di tutto quel dolore.
il male si annida troppo facilmente nel cuore degli uomini.
cosa accadrà se avranno il potere di creare la vita?
Dare una forma, darne un nome.
Renderlo archetipico e rappresentativo per tutto quel dolore che universalmente si vive.
La graphic novel racconta tutto con efficacia, di immagini e parole, rispettando la veridicità e la storicità dei fatti.
Raccontando anche episodi realmente accaduti e che vale la pena approfondire nell’ambito scolastico: la figura di Percy Bisshe Shelley, di Lord Byron, della genesi di Frankenstein in quella notte di temporale a Villa Diodati, del ruolo delle donne e degli esperimenti con l’elettricità e il galvanismo.
La storia di Mary Shelley si colloca in un contesto cupo, vivido, ricchissimo.
Scheletri, Zerocalcare, BaoPublishing
Non avevo previsto di inserire Zerocalcare in questo percorso,
Poi ho letto Scheletri.
Scheletri parla esattamente dei propri scheletri nell’armadio, o dei mostri dentro di noi che teniamo nascosti e che ci avvelenano l’anima.
Come tutte le opere di Zerocalcare, non c’è un solo aspetto narrativo.
Il principale è la vicenda di Zero, il protagonista, che nel 2002 ha 18 anni e che passa la sue mattine a fare avanti e indietro sulla metropolitana. Tutto pur di non dire a sua madre che lui all’Università non ci sta andando.
Non ci riesce.
Il mostro che ha dentro è quello del senso di colpa, del senso di fallimento, della paura di deludere, della sindrome dell’impostore.
Una vicenda che per chi la vive ha toni apocalittici, nutriti e ingigantiti da silenzio e omertà.
In realtà quando si parla, i mostri si fanno più piccoli e alla fine si scopre che erano davvero meno mostruosi del previsto.
Il problema è che parlare non è semplice.
A questa vicenda principale si accosta il mondo delle periferie romane (e italiane) degli anni 2000, fatte di tentativi di sopravvivenza, di droghe, di dipendenze.
A condire il tutto, un pizzico di noir e mistero nella trama.
La vicenda personale di Zerocalcare, i suoi mostri dentro, i suoi scheletri, sono il paradigma di mille altre persone.
Se Zerocalcare sia riuscito a dominare i suoi mostri non lo so, sicuramente è stato bravissimo, eccelso, nel dar loro una forma in cui moltissime persone si riconoscono.
Una forma che spesso si nutre della cultura popolare anni ’80 e ’90, che fa ridere per la sagacia e la pungente ironia. E allo stesso tempo mantiene quell’effetto straniante per cui sì, si ride.
Ma come direzze Calcare “non c’è un cazzo da ride’ “.
I mostri dentro, l’ombra, il doppio, l’ambivalenza.
Il bianco e il nero.
La capacità generativa di guardare in faccia i mostri.
Oppure la sola forza di prenderne coscienza e di non lasciarsi dominare.
Traformare i mostri, oppure rappresentarli.
Il tema dei mostri dentro di noi non si esaurisce così, in una piccola bibliografia di tre graphic novel.
Può cominciare a partire dai mostri mitologici come la metamorfosi, per punizione, di Medusa, passare da Stevenson e arrivare a esiti originali come Negativa, altra graphic novel di Bao Publishing firmata da Alessandro Baronciani.
Passando per Stephen King e per la sua straordinaria capacità di raccontare l’essere umano come ancora più mostruoso dei mostri.
In mezzo c’è tutta la cultura occidentale e non solo.
Ci sono le lettere, l’arte, la psicanalisi, il radicale mutamento della società nei confronti dell’altro (dai frakshow al razzismo ancora ben radicato).
Ecco un altro paio di titoli che mostrano i mostri da un’altra prospettiva ancora:
– Nella mente dei mostri, G.Duprat, Ippocampo (ne avevo parlato anche qui)
– Mostri e Meraviglie, Galand-Jacquot, Panini: un viaggio all’interno dei gabinetti delle curiosità e delle wunderkammer in un’epoca in cui il meraviglioso era oggetto di sguardo e di collezione.
– Cenere, storia di una bambina e del suo mostro, di J.Auxier: ne ho parlato qui di recente ed è interessante perchè la protagonista è affiancata da un Golem che riflette sul concetto di mostro (fuori dall’ordinario o mostruoso?).