Prima di parlare di albi illustrati al museo vi chiedo:
lo sapete che cos’è “la ginnastica del museo”?
Ne parla Susanna Mattiangeli nell’albo illustrato Al museo edito da Topipittori.
per portare via i segreti,
si fa un po’ fatica.
Servono gli occhi, ma anche la schiena:
è la ginnastica del museo.
Portare i via segreti.
E’ una definizione bellissima per quello che si può fare dentro un museo.
E nella lista che vi propongo di albi illustrati al museo ci sono tanti segreti da portare via.
Se diciamo “bambini al museo”, cosa vi viene in mente?
A me vengono mente le visite guidate con la scuola, i laboratori, le didascalie e i percorsi pensati appositamente per i bambini, ma anche le gite in famiglia e il pensiero per cui non è mai troppo presto per abituare i bambini agli esercizi di bellezza.
E alla ginnastica da museo.
Di bambini e di approccio a forme di arte ed espressività fin dalla più tenera età ho parlato qui.
Andare al museo vuol dire immergersi in una ritualità ben precisa, che esula dalla quotidianità.
Significa entrare in un luogo altro, dove si celebrano i riti di bellezza e conoscenza.
Vuol dire prendersi un momento di stacco ed entrare in un’atmosfera silenziosa dove sono gli occhi a correre tra le sale, tra i colori, in un percorso tra storia e presente.
E tra creatività e sperimentazione.
Che poi di musei ne esistono di tanti tipi: musei di opere d’arte, di arte storica più o meno antica o contemporanea; musei piccoli e grandi; musei che sono gallerie d’arte o stanze meravigliose; musei curiosi e musei di scienze e tecnologie.
Il museo è una raccolta, organizzata secondo diversi criteri.
Tutto si può raccogliere e mettere in mostra secondo specifici criteri.
Anche noi stessi e nostri stessi spazi e oggetti.
Ne sono un esempio Il Museo dell’Innocenza, opera letteraria di Pamuk e poi diventato vero e proprio museo.
Quello che conta è imparare a guardare.
Non solo come fruitori passivi, ma con quell’occhio curioso che si muove tra le pagine del reale alla ricerca dei segreti.
Per un bambino andare al museo può essere ogni volta una caccia al tesoro.
Ma a pensarci bene il museo si carica di fascino e significato anche quando si è adulti.
Forse perché è uno scrigno di meraviglie immobili nel tempo, forse perché in quel silenzio l’atmosfera è sospesa e ci predisponiamo davvero al bello.
O perché consente un’interazione mediata dalla bellezza, da quegli osservatori terzi che sono le opere.
Per i più curiosi, qui una selezione di scene di film ambientate al museo.
Infine i libri.
I libri per me sono come piccole pinacoteche, soprattutto se si tratta di libri illustrati.
Aprire un albo illustrato è come varcare la soglia di un museo.
C’è la medesima ritualità.
Personalmente osservo lo stesso silenzio, mi lascio affascinare dalla stessa meraviglia.
Come davanti alle opere d’arte poi ci torno e ci ritorno, perché ogni volta si coglie un particolare diverso.
Ecco qui un piccolo percorso di albi illustrati al museo.
Al museo, Mattiangeli-Nikolova, Topipittori
Si chiude (forse) la trilogia di osservazione di luoghi comuni e insieme speciali firmata da Susanna Mattiangeli e Vessela Nikolova.
I primi titoli erano In Spiaggia e Al Mercato, ne avevo parlato qui e qui.
Il luogo deputato per questi nuovi esercizi di osservazioni è dunque il Museo.
Come sempre Susanna Mattiangeli adotta il punto di vista del bambino, qualcuno che è in visita con il gruppo della scuola e che quindi vive tanti passaggi prima di entrare al museo vero e proprio: le audioguide, le tesserine (che con il nome e il numero ti fanno sembrare etichettato come un’opera d’arte), il guardaroba…
E poi parte il percorso.
C’è il fascino per forme e colori, c’è il desiderio di rubare un segreto, di far proprio quello che entra nel campo visivo per renderlo proprio.
I frammenti di questa realtà museale sono resi, come al solito, con semplicità eppure con precisione millimetrica.
In un albo illustrato come questo si rischia di perdersi come succede alla protagonista: forse perché si corre troppo, forse perché ci si attarda un poco.
L’ho proposto come primo albo illustrato della lista, ma in un percorso ragionato, magari a scuola, lo proporrei come ultimo.
Perché la ricchezza che passa da questo albo non è solo fatta di parole e di immagini ma si costruisce proprio di tutte le esperienze che si fanno normalmente in un museo e che si frammentano poi in ricorsi, suggestioni e sensazioni.
Prima di saper cogliere i segreti del museo, di sapersi “osservare come osservatori” è bene fare pratica.
Conoscere il museo, leggere il museo, frequentare il museo.
E quindi, dopo, spostarsi su un piano diverso, quello di questo albo, per esercitare lo sguardo al meglio: sul museo, sulle storie che contiene e sul gioco di sguardi che si incrociano tra le sale, tra passato e presente.
Tante sono le domande che stimolano l’osservazione:
– Che tipo di museo è?
– Come si comportano le persone al museo?
– E come si cambia dopo una visita al museo?
– Meglio correre veloce e tornare indietro oppure trascorrere tanto tempo?
– Ti ricordi l’ultima volta al museo?
– Come descriveresti l’atmosfera?
– La prossima volta vai a caccia di dettagli: cerca solo le mani, solo le scarpe, solo le varietà di un colore. Impara a guardare sempre con occhi nuovi.
A chi rivolgere queste domande?
Non c’è un’età precisa…come sempre accade nei migliori albi illustrati!
Dal blog di Topipittori segnalo anche questo approfondimento.
Anche perché tutta la collana PiPpo (Piccola Pinacoteca Portatile) è una piacevole variazione sul tema.
Il mio mastodonte, Lowell-Marinoni, Emme Edizioni
Npn esistono solo musei fatti di quadri.
Quello descritto in questo albo illustrato è un museo di storia naturale.
Ma qui abbiamo anche un altro elemento di fascino: la protagonosta dentro al museo ci vive per davvero.
L’albo infatti rende spunto dalla storia della famiglia Peale.
Charlie Wilson Peale, artista, naturalista e curatore museale, condusse una spedizione nello Stato di New York per dissotterrare le ossa di un mastodonte.
La scena è raffigurata nel quadro Exhuming the first american mastodon, riportato alla fine dell’albo illustrato.
Sybille, la protagonista, è la figlia di Charlie Wilson Peale e nel museo naturale di famiglia era abituata a vivere e a giocare.
I Peale infatti dimoravano in un’ala separata del palazzo, ma Sybille era abituata a giocare, a crescere tra le sale.
In Il mio mastodonte seguiamo Sybille da che vede arrivare le ossa del mastodonte a che lo vede ergersi nella sala: il padre e il fratello lo hanno riassemblato, intagliando nel legno i pezzi mancanti e realizzando la testa con a cartapesta.
Per Sybille il mastodonte è suo: lo ha visto “nascere”, ed è l’unica bambina a poter dire di possedere un essere così antico.
E infatti non la prende proprio bene quando il fratello prende accordi per portare temporaneamente il mastodonte in Europa.
Sybille capisce che anche altri potranno avere l’occasione di ammirare questo mastodonte, che rimane sempre e comunque il suo.
Nota: pare che la cena sotto al mastodonte sia davvero avvenuta. Chi prova un po’ di invidia?
Altro che Una notte al museo!
Potendo scegliere, in quale luogo di arte vi piacerebbe vivere?
Piccolo Museo, Le Saux-Solotareff, Babalibri
Ne avevo già parlato nel post dedicato ai Libri Toddler.
Questo librino, riedito recentemente da Babalibri, è secondo me geniale.
Unisce da un lato l’istanza tipica dei primi libri per bambini, quelli che mostrano le prime parole associate a delle immagini.
Dall’altro lato gioca sul fatto che i bambini hanno una memoria visiva molto malleabile e, invece di mostrare come immagine di un cielo un’illustrazione, mostra un dettaglio di un cielo dipinto da John Constable.
I dettagli di famose opere d’arte di ogni tempo vengono isolati e trasformati in un primo libro di parole.
Anche le parole scelte attingono ad una sfera che non è proprio quella della quotidianità di un bambino: zuffa, fichi, sassofono…
Ed è anche questo il suo punto di forza: così come i bambini immagazzinano facilmente le immagini, avviandosi sulla strada dell’educazione all’immagine, allo stesso modo possono assimilare il linguaggio.
Anche quello meno quotidiano.
Il museo delle mie cose, Lewis, Clichy
Ne ho parlato più volte.
Amo molto Il museo delle mie cose perché parte da un presupposto diverso da quello dal quale sono partita con questo pezzo su albi illustrati al museo.
Non tutti i bambini sono curiosi all’idea di andare al museo.
Alcuni partono già con l’idea di noia ben piantata in testa.
Ma la cosa che conta è tenere accesa la curiosità e imparare a guardare dalla giusta prospettiva.
I musei sono tanti, sono diversi, possono essere anche all’aperto, possono essere completamente bianchi, possono raccontare storie di popoli lontani.
E a pensarci bene la nostra casa, la nostra stanza, è un po’ un museo.
Una raccolta che ha come filo conduttore la nostra vita.
Ne avevo parlato anche qui e qui.
Il sogno di Matteo, Lionni, Babalibri
Per Matteo invece il museo diventa il dato di realtà che incarna le sue aspirazioni.
Matteo è un topino che vive in una soffitta con la sua famiglia.
Sono poverissimi, ma Matteo è sveglio, intelligente e curioso.
E’ su di lui che la famiglia conta per il proprio futuro, ma Matteo non sa ancora cosa fare, sa solo di essere curioso.
Ha sete di vedere il mondo.
E un giorno, con la scuola, entra in un museo.
In una danza di “kandinskijana” memoria, davanti ai suoi occhi i colori e le forme danzano.
Gli rimangono talmente impressi nella sua mente la poesia e l’intensità di quella visita da sognarle di notte…e al risveglio riesce a dare forma alla sua aspirazione.
Matteo vuole fare il pittore.
E ci riesce.
Per le menti creative, ma anche per tutte le altre piccoli e grandi mente, l’ispirazione è qualcosa di fondamentale.
E’ un’illuminazione che può apparire come un faro accecante nella notte o come un lumicino da seguire da lontano.
Quel che conta è essere esposti alla sua luce.
E alle volte i musei possono essere quella luce.
Come si fa una galleria d’arte
Mostri e Meraviglie
Perchè ai dipinti non servono titoli
Tutti e tre editi da Panini
Mi sembrava curioso inserire in questa lista di albi illustrati al museo tre libri illustrati di non-fiction editi da Panini.
Il primo, Come si fa una galleria d’arte racconta tutto quello che avviene prima della fruizione del museo da parte del visitatore.
I musei sono anche gallerie d’arte.
Come nascono?
Quali sono le tipologie?
Dove si trovano?
Quali sono le più curiose?
E quali sono le figure professionali che ci lavorano?
Quali sono gli aspetti più bizzarri?
Consiglio di leggere questo libro dopo essere stati al museo, e poi di ritornarci per vivere l’esperienza con occhi diversi.
Mostri e meraviglie è specifico su un particolare tipo di museo, la Wunderkammer o Gabinetto di curiosità, raccolte il cui filo conduttore era il meraviglioso da mettere in mostra.
In Perché ai dipinti non servono titoli si mescolano non-fiction e fiction, fumetto e mistero: si parte da una traccia narrativa (una visita al museo) per poi ritrovarsi a risolvere un mistero.
E nel mentre si scopre la storia dell’arte.
L’editore Panini ha anche una sezione dedicata ai libri al museo.
La pinacoteca di Brera nei libri di Valentina Edizioni (J.Bradburne e Sara Scat)
Ci sono due titoli di questo editore che vedono protagonista una bambina di nome Emma che in due diverse occasioni si ritrova a Brera a indagare tra i misteri.
I titoli sono:
– I fantasmi di Brera (pop-up)
– Il custode cieco
– Tutta colpa della giraffa
La Pinacoteca di Brera diventa il territorio deputato alla scoperta dell’arte ma anche al gioco e a un pizzico di magia.
L’autore è un nome di eccezione: James M.Bradburne, il direttore della Pinacoteca di Brera.
Meritano una menzione anche altri due albi illustrati al museo.
Altri albi illustrati al museo
(Lista aggiornata a gennaio 2022)
Kubbe fa un museo, J.Kanstadt, Electa Kids (purtroppo non più in catalogo)
Museum, J.Saer Castan, Orecchio Acerbo
La collezione di Joey, C Fleming, Orecchio Acerbo
Perso nel museo, L.Vera, Panini
Facciamo una mostra fantastica!, D.Globus-R.Blake, Corraini
Sull’estetica dello sguardo, sulla fruizione dell’opera d’arte e sugli elementi esperienziali che entrano in gioco quando si va al museo, potremmo dirne ancora molto.
Molto è stato scritto in termini filosofici, artistici e metodologici.
Ma la cosa importante è vivere l’esperienza in prima persona.
Al museo (vero) e al museo degli albi illustrati.