Le cronache dell’acero e del ciliegio è una nuova saga portata in Italia dall’editore Ippocampo.
E’ una tetralogia e il primo volume di Le cronache dell’acero e del ciliegio si intitola La maschera del Nō, l’autrice si chiama Camille Monceaux ed è stato tradotto in italiano da Fabrizio Ascari.
Le cronache dell’acero e del ciliegio è una saga crossover che ci porta nel Giappone dei Samurai.
Dico crossover perché ritengo sia un po’ come la saga de L’Attraversaspecchi: piace agli adulti ma, come tutti i migliori libri, la destinazione di età è estremamente liquida.
Per ragazzi consiglio Le cronache dell’acero e del ciliegio a partire dai 12 anni, lettori forti.
Non bisogna però lasciarsi scoraggiare dalle prime 20 pagine, che ammetto di aver trovato esageratamente descrittive.
Dura poco, poi si divora letteralmente.
Ecco quattro punti da tenere a mente per convincersi a leggere Le cronache dell’acero e del ciliegio:
- E’ una tetralogia i cui volumi non sono assolutamente autoconclusivi. Li finisci e hai già fame di divorare il successivo.
- L’autrice è francese e ha realizzato una storia dall’immaginario riccamente accurato grazie agli anni di studio dedicati al Giappone.
- E’ crossover per età
- Crea dipendenza
La trama di Le cronache dell’acero e del ciliegio
Protagonisti della saga di Camille Monceaux sono Ichiro e Hiinahime.
Il primo volume, La maschera del Nō segue la storia dal punto di vista di Ichiro.
Ichiro viene ritrovato da un Maestro Samurai deciso a vivere da eremita. Il bambino, appena duenne, è stato abbandonato in una foresta, l’unico lascito da parte dei genitori è un ciondolo d’oro a forma di foglia di acero.
Il bambino cresce con il Maestro e Oba, l’anziana inserviente che per Ichiro è a metà tra una mamma e una nonna, piena di dolcezza e affetto per lui.
A sette anni Ichiro viene avviato alla Via della Spada dal Maestro che gli insegna non solo tecnica e disciplina, ma anche tutta quella filosofia che rende un guerriero un vero Samurai.
Preziose sono le lezioni del Maestro, che ricalca nell’immaginario il vero Maestro di Spada che tutti vorrebbero incontrare:
Il cuore è fatto di parecchi strati. trova quello che, sotto la sofferenza, ospita l’ardore […] ci saranno sempre momenti nella vita in cui vorrai arrenderti, in cui la strada ti sembrerà troppo difficile, in cui ti chiederai se vale davvero la pena lottare.
ma non scordarti mai che saranno le difficoltà a forgiarti.
è bene che tu pianga, che continui ad amare a vivere. Ma non dimenticare mai di guardare in te stesso, poichè è nel tuo intimo che troverai la forza necessaria alla tua sopravvivenza.
Il mondo sereno di Ichiro un giorno svanisce quando un ninja e due samurai a servizio della dinastia Tokugawa fanno irruzione nell’umile casa alla ricerca di una rinomata spada.
Il Maestro aveva raccontato pochissimo del suo passato, ma non aveva potuto nascondere di aver combattuto una battaglia che vedeva contrapporsi ai difensori dei Tokugawa i suoi detrattori.
Egli difende il segreto della spada misteriosa a costo della vita, e la casa viene data alle fiamme.
Ichiro, solo e appena dodicenne, si ritrova a dover cercare un posto in un mondo che non conosce, avendo egli vissuto lontano dall’umanità.
Passano gli anni, Ichiro vive per strada, nel cuore la volontà di trovare il ninja che ha ucciso il suo maestro ma la vita è dura per un piccolo vagabondo.
Nonostante questo, tra tante e dolorose difficoltà e grazie all’aiuto di qualche gesto umano, lentamente Ichiro si ritaglia uno spazio nella società do Edo.
Cambia identità e si fa chiamare Tomo.
Conosce il poeta bohemien Denchai e il giovane Shin, venditore ambulante appassionato di teatro.
Trova alloggio presso la famiglia di Shin e lavoro alla Casa del Sakè.
Ed è qui che nella sua vita incrocia la strada del Teatro Kabuki, i cui spettacoli si tengono nella Casa del Sakè in maniera clandestina.
Abbandonata per anni la Via della Spada, Ichiro si ritrova a recitare come attore di Kabuki impersonando proprio un guerriero, ritrovando nella spada il senso perduto di sé stesso.
Una notte Ichiro vede una ragazza che indossa una maschera del Teatro Nō declamare dei versi in un giardino.
Lei è Hiinahime e in questo primo volume di Le cronache dell’acero e del ciliegio di lei sappiamo solo che è imparentata con lo Shogun, che è cresciuta sola e indossa una maschera perché orribilmente sfigurata.
Ichiro e Hiinahime si frequentano sera dopo sera mentre il ragazzo sta diventando sempre più famoso come attore (con un altra identità ancora).
Anche Hiinahime sogna di recitare su un palco e una sera chiede al ragazzo, con l’aiuto di Shin e Denchai, per poter recitare almeno una volta, per provare cosa significa essere libera.
Però le cose non vanno come previsto e la Maschera di Nō di Hiinahime nasconde un segreto enorme che cambierà tutto.
Perché leggere Le cronache dell’acero e del ciliegio?
La trama che ho riportato è a grandi linee perché il romanzo ricalca quel genere avventuroso in perfetto stile Viaggio dell’Eroe dove un protagonista matura, evolve, cresce vivendo numerose e difficili peripezie.
Ma qui suggerisco i motivi per cui ho letto queste 400 pagine in due giorni, senza riuscire a staccarmi.
- L’atmosfera.
La ricostruzione del Giappone storico in cui è ambientata la vicenda de Le cronache dell’acero e del ciliegio è accurata…e tremendamente affascinante.
Il Giappone è quello del XVII secolo, un paese chiuso e tradizionalista, suddiviso in caste e in privilegi. Un paese dove il cristianesimo è bandito e dove la casta dei Samurai non sempre è degna della Via della Spada. - Gli aspetti del costume e della società
Il punto due è l’altra faccia della medaglia del punto uno.
Le cronache dell’acero e del ciliegio è ricco di note che spiegano il significato di parole che si rifanno a oggetti, ruoli, tradizioni.
Questa accuratezza permette di essere perfettamente immersi nella narrazione: i ruoli sociali, i quartieri di Edo, le case da tè, le geishe e le maiko, le feste tradizionali e i nomi che hanno i mesi dell’anno.
Tutto contribuisce a entrare dentro la storia. - Il teatro
Ammetto che è un mio punto debole: si parla sempre troppo poco di teatro nei libri e se avete letto il mio Chi sono sapete che ho numerosi trascorsi nel mondo del teatro.
All’università poi ho amato moltissimo un esame focalizzato sulla Storia del Teatro Giapponese, per cui trovare in un libro di narrativa la atmosfere del Teatro No e del Teatro Kabuki…bè, colpo al cuore. Metaforicamente il teatro ne Le cronache dell’acero e del ciliegio rappresenta l’evasione data dall’arte, il richiamo che la bellezza ha verso la libertà.
E’ un modo per uscire dai rigidi schemi e poter essere altro.
Tutti i personaggi coinvolti desiderano essere altro, ed essere ammirati e riconosciuti per questo altro da sé: lo desiderano le attrici che sono asservite alle case da tè e che, tra un dovere e un cliente da compiacere, possono esprimere sé stesse sul palcoscenico. E’ così per Shin, che accarezza sogni artistici ma vive con un padre e un fratello tirannici. Ed è così per Ichiro, che cambia sempre nome tante volte quanto cambia identità pur di nascondere un passato fintanto che cerca un futuro.
C’è grande accuratezza storica anche nella rappresentare la vicenda tra le pieghe del Kabuki, un teatro nato per contrastare la troppa elevatezza de No e che per un certo periodo incluse le donne tra gli attori, normalmente vietato per questioni di morale. - La vicenda in sé
Per chi è avvezzo alla lettura di saghe e di romanzi di avventura, a partire da quei romanzi come Il conte di Montecristo o I tre moschettieri, con Le cronache dell’acero e del ciliegio ci si può sollazzare nel ritrovare schemi narrativi che ci portano nel puro piacere della lettura.
Cambiano i tempi, i nomi, le ambientazioni, ma qui c’è un individuo solo alla ricerca del suo destino. Un individuo che a un certo punto non è più solo, ma di fronte alle difficoltà lo sarà sempre finché non sarà pronto a capire qual è il suo destino e a fare in modo che si compia.
Che sia una missione, un’ascesa, una vendetta, qualcosa di più grande.
Le cronache dell’acero e del ciliegio piace perché è un saga di avventura fortemente connotata nella sua ambientazione.
Porta con sé un pizzico di novità ambientando la vicenda tra le assi e le maschere del Teatro Kabuki.
Piace perché in questo momento la narrativa volta a scoprire l’atmosfera Giapponese ha successo.
C’è quel pizzico di ambientazione conosciuta che un lettore vuole ritrovare.
Questo libro piacerà sicuramente a chi ha amato Memorie di una Geisha (anche qui non mancano figure così affascinanti) ma conquisterà anche quel pubblico che cerca le emozioni letterariamente forti come se ne trovano ne Il conte di Montecristo.
Piace a chi cerca una saga fatta di mistero perché tanti sono i segreti che questo libro dà al lettore
Qual è il vero passato di Ichiro?
Cosa significa il ciondolo a forma di foglia di acero?
Quante cose il suo Maestro non gli ha raccontato?
E Hiinahime, che segreto terribile nasconde?
I personaggi che compaiono nella vita di Ichiro sono un caleidoscopio di ambiguità acuite dal fatto che Ichiro non è avvezzo alle relazioni umane.
E cosa sta succedendo nel Giappone del XVII secolo?
Dove sta la giustizia? Dove è giusto schierarsi?
Domande che rimangono aperte perchè, come nelle migliori saghe, bisogna lasciare il lettore con la sete del prossimo volume che si intitolerà La spada dei Sanada.
I primi due volumi sono raccontati dal punto di vista di Ichiro, mentre gli ultimi due narreranno la vicenda dal punto di vista di Hiinahime.
In La maschera del Nō il suo volto ha rivelato qualcosa di sconvolgente…
Leggi anche la mia intervista a Camille Monceaux.