Libri illustrati sulle “cose” è un titolo fuorviante, ma dopo che vi avrò parlato dei due libri illustrati che ho scelto, forse capirete.
Ho accostato così due libri: Cose così cose cosà di Bernadette Gervais edito da Ippocampo e A cosa serve? di Vieria Mendes-Matoso edito da Topipittori.
E quindi con Libri illustrati sulle “cose” si intende, per estensione, il concetto di caratteristica intrinseca.
“Cosa” è un nome generico, quasi indeterminato.
La cosa per esistere ha bisogno di maggiori determinazioni.
Ed ecco che questi due libri illustrati insegnano uno (A cosa serve?) a capire gli oggetti, ma non solo, da cui siamo circondati, andando sempre più in profondità scavando nell’identità e nell’utilità.
L’altro (Cose così cose cosà) è un grande catalogo dove cose molto diverse tra loro sono accomunate da un’unica caratteristica.
A cosa serve? José Maria Vieria Mendes-Madalena Matoso, Topipittori
Come spiegato nel colophon, questo libro nasce da una conferenza intitolata “A cosa serve la cultura?”.
Già, a cosa serve? La cultura, così come la poesia, o l’arte, che utilità hanno, se con utilità si intende il mero utilizzo materiale.
Perché A cosa serve? parte dalla base: ci sono oggetti di cui sappiamo già il loro utilizzo (una penna, una forchetta), altre che già nel loro nome il loro scopo (il pettine che pettina).
Però il mondo è un posto complesso e ci sono, ad esempio, i cellulari con i quali possiamo fare moltissime cose diverse.
E poi ci sono oggetti deputati ad un utilizzo ma che con quella “cosa” che si chiama creatività, possono essere utilizzati per altro.
La vera domanda è: a cosa serve chiedere “a cosa serve?”?
A darci un orientamento nel mondo, laddove non basta una definizione? Una sfera luminosa è una lampadina, ma per chi non ha mai visto una lampadina è necessario chiedere a cosa serve per capire di più.
Per avere la certezza che una cosa esiste.
Esistono cose che non servono?
Qualcosa che non serve, scompare.
Dal momento che per far esistere qualcosa ne dobbiamo comprendere l’utilità, ovvero la caratteristica intrinseca, chiedere “A cosa serve?” sembra voler presupporre la comprensione di cosa sia qualcosa.
Ma, come dice il libro, chiedere a cosa serva un rinoceronte non ci preclude la comprensione di cosa sia un rinoceronte.
E lo stesso vale per i quadri nei musei.
Esistono quindi cose per le quali non è necessario sapere a cosa servono.
Esse esistono, e tanto basta.
Decisamente A cosa serve? è un testo quasi filosofico proprio perché spinge a riflettere sul quotidiano con un approccio curioso e che va oltre. Mi ricorda albi illustrati e libri come i due testi curati dai Ludosofici, Questa non è una rosa e E tu chi sei? (di cui ho parlato qui), come l’albo illustrato Cimpa, dove un’umanità variegata si interroga sulla provenienza di una strana parola ciascuno affibbiandole l’utilità più di comodo, o come La cosa più importante, un albo sull’intrinseca essenza di ogni essere, vivente o meno (ne parlavo qui).
Cose così cose cosà, B.Gervais, Ippocampo
Posto che dunque non serve sapere a cosa serva una cosa per far sì che essa esista, e che magari ci procuri anche piacere, le cose hanno tutte delle caratteristiche.
Cose, esseri, persone.
Tutti hanno molte caratteristiche, alcune delle quali combaciano anche se si tratta di cose, esseri, persone molto diverse tra loro.
Cose così cose cosà ci permette di gettare uno sguardo di insieme, molto trasversale, a cose apparentemente diverse accomunate da una caratteristica.
E’ un non fiction picture book di grande formato, con illustrazioni molto ampie, che hanno campiture larghe, un tratto realistico anche vagamente retrò.
Gli insiemi di caratteristiche possiamo chiamarli categoria e a seconda del pubblico con cui lavorate, sapete già che il concetto di categoria può portarci in viaggi lunghissimi e filosofici.
Ogni categoria si apre su una doppia pagina.
Un titolo ci presenta cosa accomuna queste cose e sulla doppia pagina si posizionano, spesso occupando porzioni di dimensione diversa, tante cose differenti.
Ad esempio la le “Cose che profumano” troviamo il mughetto, la vaniglia, la rosa, il sapone, gli aghi di abete, il profumo (una cosa che ha già nel suo nome il suo utilizzo) e una torta di mele.
E tra le “Cose che volano” troviamo l’aereo, il passero, l’aquilone, la nuvola, la mongolfiera, gli acheni e la foglia.
Alcuni di essi nascono per volare (anche se non sempre per tutti è la sola caratteristica), altre no, ma non vuol dire che non possano farlo.
La foglia non vola, ma se è autunno, la foglia si stacca e soffia il vento…può farlo.
Tra le “Cose morbide” troviamo un peluche e una pesca, un anatroccolo e un piumino, un gomitolo, una piuma, un rotolo di carta igienica e un koala.
Sono tutte cose così diverse.
Eppure nella loro semplicità di esposizione e di raccolta quasi tassonomica, si celano tante storie che possono rimandare al proprio universo sensoriale.
Sentiamo il profumo della torta di mele, avvertiamo la morbidezza di un peluche, sappiamo cosa vuol dire quando alla foglia viene attribuita la possibilità di volare.
Sia A cosa serve? che Cose così cose cosà fanno entrare in gioco diverse capacità:
Mettere in discussione la banale apparenza di ciò che vediamo: ci invita ad andare Oltre (a proposito di guardare Oltre, leggete qui)
Ci permette di scavare in profondità senza muoverci troppo dalla nostra quotidianità
Sviluppa osservazione e esercizio del pensiero
Acuisce la capacità di connettere.
Dico sempre che siamo in un mondo connesso ma che siamo incapaci di fare connessioni.
Libri come questi, che fanno scorrere il pensiero non solo avanti e indietro, ma a destra e a sinistra utilizzando ogni spazio mentale, sviluppano la capacità di individuare trame.
E su Cose così cose cosà le storie che si possono raccontare sono potenzialmente infinite.
Quante altre sono, secondo voi, le cose che profumano, che illuminano, che sono veloci?
Tutto ciò a cui l’autrice non ha dato spazio, ma a cui potete dare spazio voi, nella vostra personale tassonomia sensoriale ed emotiva?
Leggi qui il progetto didattico a partire da Cose così cose cosà.
Altri libri illustrati sulle “cose” e sulla loro identità
Il pentolino di Antonino, I Carrier, Kite
Non è una scatola, A.Portis, Kalandraka
La collezione di Joey, Fleming-Dubois, Orecchio Acerbo
Troppe cose, Emily Gravett, Valentina Edizioni
Rosso. Una storia raccontata da matita, Hall, Il Castoro
La leggerezza perduta, Bellemo-Badalan, Topipittori (ne ho parlato qui)