E’ una voce consapevole quella che parla dalle pagine di La scatola dei cerotti.
[…] mi piacciono i cerotti.
Mi piacciono colorati, ma un po’ trasparenti.Nascondono il graffio che mi sono fatta e insieme mi dicono esattamente dov’è.
Io voglio sempre sapere dove sono i miei graffi.
Immaginate un bambino e la sua scatola di tesori.
E immaginate che questo bambino, o questa bambina, vi faccia sedere accanto a lui o accanto a lei e apra la scatola per potervi mostrare uno a uno i suoi tesori.
I tesori di La scatola dei cerotti però sono proprio cerotti, semplici pezzi di plastica colorata che servono a medicare botte, ammaccature, graffi, lividi.
Ma come una magica e bizzarra sineddoche, questi cerotti sono “una parte per il tutto”.
La scatola dei cerotti indica infatti “tutte quelle che volte in cui mi sono fatta male”.
La scatola dei cerotti è un albo illustrato di Mara Dompè e Giulia Torelli edito da Camelozampa.
La voce narrante è quella di una bambina che non si frena e che soprattutto non viene frenata.
Va incontro alla vita e alla sua quotidianità col piglio tipico dei bambini, fermo nel qui e nell’ora, lontano dal pensiero delle conseguenze e del limitante “E se?”.
Pagina dopo pagina la bambina racconta come ogni cerotto sia il segno delle sue avventure.
L’albo illustrato è infatti il registro preciso di tutte le volte che la bambina ha superato i propri limiti.
Come quella volta che si è gettata a capofitto sulla strada sul suo nuovo monopattino.
Sì, vero, i genitori le avevano detto di fare attenzione, ma le cadute capitano.
E via un cerotto.
O quella volta che ha continuato a infastidire il gatto, e il gatto ha espresso il suo disappunto con una bella graffiata.
Via un altro cerotto.
Graffiata che dopo un po’ è diventata una crosticina, e anche se la bambina sa benissimo di non doversi tormentare le crosticine, non ha potuto farne a meno.
Oplà, un altro cerotto .
O ancora quella volta in cui affettando le zucchine col coltello (un coltello vero!) è arrivato l’inevitabile taglio.
Sembra di sentire in sottofondo la voce dei genitori: “stai attenta sul monopattino!”, “non infastidire il gatto!”, “Non toccarti le croste!”.
Ma questo gioco delle parti è un copione che si ripete da secoli.
La voce dell’esperienza avverte, ma chi l’esperienza la deve vivere vuole viverla fino in fondo.
A colpi di cerotti su cui scrivere la propria storia.
La scatola dei cerotti mi fa venire in mente l’albo illustrato Il problema dei problemi.
Sono infatti entrambi albi illustrati che si presentano con un tipo di illustrazione decisamente a portata di bambino, ma che nascondono tanti livelli di lettura.
Letture che possono essere sottoposte a un pubblico molto più ampio di quello di origine, proprio perché a un certo punto c’è un salto di significato.
Un balzo metaforico che aggancia anche gli adulti.
Alcuni punti cardine presenti in La scatola dei cerotti
L’esplorazione dei limiti.
La bambina protagonista sa, perché qualcuno l’ha avvertita, di non dover fare certe cose.
Un conto è sapere per sentito dire, un altro è sapere perché se ne ha esperienza diretta,
L’esplorazione dei limiti narrata da questo albo è proprio quella che è necessario farsi da sé, letteralmente sbattendo la testa contro al muro.
Implica quindi la necessità, da parte dell’adulto, di non esagerare con quella protezione che rischia di vanificare la costruzione della propria capacità di rialzarsi.
E apre a tutto quell’ampio discorso che tocca l’esercizio dell’autonomia da parte dei bambini.
Questo albo narra anche una certa forma di resilienza.
Oppure chiamiamola “vivere imparando ad affrontare anche quello che fa male”.
Se c’è un cerotto vuol dire che per ogni caduta, c’è anche la possibilità di rialzarsi.
Di prendersi il giusto tempo, di lasciare spazio alla dovuta cura.
Un punto, quest’ultimo, che tocca anche la sfera emotiva degli adulti.
E’ così che però si matura la consapevolezza che di fronte a un certo tipo di difficoltà, si possono sviluppare le risorse atte ad affrontarle.
Ma c’è un punto particolare in cui La scatola dei cerotti fa il salto in alto e raggiunge il pubblico più adulto.
La scatola dei cerotti è un albo illustrato fondato sulla narrazione di ciò che ci accade.
Una narrazione intesa sia come verbalizzazione di tutti quei momenti che hanno causato dolore, sofferenza, frustrazione, quindi come la capacità di rendersi conto e di trasformare una sensazione e un’emozione in concetti.
Ma anche come il racconto che si fa di ciò che può essere stato traumatico.
I nostri ricordi sono infatti sempre filtrati dalla narrazione che di essi facciamo (o qualcuno ci fa).
E in fondo, la valorizzazione delle proprie ferite è un tema assai caldo in molti contesti terapeutici, dove viene utilizzata la metafora del Kintsugi.