Il worldbuilt di Kitsune di Cecilia Randall, pur non essendo pennellato durante tutto il romanzo, è ben consolidato e favorisce lo svolgimento della storia.
Si può riassumere in una frase che Einstein aveva detto
“NON HO IDEA DI QUALI ARMI SERVIRANNO PER COMBATTERE LA TERZA GUERRA MONDIALE, MA LA QUARTA SARÀ COMBATTUTA COI BASTONI E CON LE PIETRE”.
Ed è questo che è accaduto nel mondo in cui si svolge Kitsune di Cecilia Randall: il pianeta, tra crisi climatiche, pandemiche e politiche è come se fosse regredito.
In KITSUNE DI CECILIA RANDALL Non esiste più un legame tra i paesi, non esiste più una vera tecnologia. non c’è più globalità.
Kiaro, il sedicenne protagonista, parte da una Venezia che ricorda quella di Marco Polo e si imbarca con altri mercanti alla ricerca di un futuro migliore e meno solo.
E’ orfano, non ha più nessuno e i suoi compagni di avventura sono la sua unica famiglia.
Evidentemente è destinato a restare solo perché, durante un agguato, tutti i suoi compagni restano uccisi.
Il romanzo inizia esattamente qui, con Kiaro che è sfuggito alla morte.
E’ stato rapito e hanno tentato di venderlo come schiavo: in effetti il suo aspetto non passa inosservato, biondo, diafano, con gli occhi azzurri.
Riesce a scappare anche da questa situazione, trovandosi in una lussurreggiante foresta dove soccorre un cucciolo di volpe.
Ma delle donne guerriere lo fanno prigioniero e quando riprende i sensi si ritrova in uno strano palazzo, dove persone dall’aspetto così diverso dal suo parlando un idioma sconosciuto.
Kiaro ignora di essere sbarcato nei paesi del Sol Levante, l’unico arcipelago al mondo che ha scelto di richiudersi su se stesso, tornando di fatto all’epoca feudale.
Oltre alla lingua, alle persone, al paese, ignora anche di essere stato scambiato per uno yokai, un essere della mitologia giapponese.
A nessuno è infatti sfuggito il suo legame con il cucciolo di volpe.
Solo a Kiaro stesso è sfuggito che in quel frangente qualcosa deve essere accaduto, dei poteri gli sono stati passati.
E in effetti Kiaro qualcosa in comune con le Kitsune lo ha davvero, tanto che presto si rende conto di capire e parlare la lingua, ma anche di aver sviluppato una strana forza.
Visto con diffidenza (le kitsune, divinità giapponesi con l’aspetto di volpe, sono entità mai completamente benevole e mai completamente malevole) Kiaro si ritrova a lottare per un bene comune quando qualcosa di malvagio minaccia il daymio in cui è ospite.
Non posso andare oltre con la trama, ma lascio qualche indicazione per far capire a chi può piacere Kitsune di Cecilia Randall.
tre MOTIVI PER LEGGERE KITSUNE DI CECILIA RANDALL
- Kitsune di Cecilia Randall mescola atmosfere avventurose come quelle che si trovano in La più grande di Morosinotto o nelle Cronache dell’acero e del ciliegio di Monceaux.
- Il vero punto di forza è la compresenza tra esseri umani e yokai giapponesi: compaiono infatti non solo le Kitsune, ma anche il Tanuki, il Kappa, il Baku, il Kodama, gli affascinanti Tengu o la temibile Jorōgumo.
- La fascia di età è davvero molto ampia: lo consiglierei a partir dagli 11/12 anni se lettori forti ma, dal momento che Randall, grazie a Hyperversum, è ben posizionata anche tra i lettori sedicenni, l consiglierei anche dopo. E ovviamente, a tutti gli appassionati di Giappone.
- Il ritmo: il romanzo ha un’ottima tensione narrativa, con uno svolgimento e un finale affatto scontati.
Decisamente un romanzo appassionante, senza finalità particolari se no il puro godimento del piacere della lettura fine sé stessa.
Qui invece potete guardare la recensione video di Kitsune di Cecilia Randall.