l'uomo che cadde sulla terra di walter tevis

L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis

L’ultima volta che ho chiuso un libro e ho provato forte l’esigenza di scriverne sul blog, è stato con L’uomo illustrato di Ray Bradbury; non è un caso, credo, che mi stia succedendo di nuovo con un altro classico della fantascienza come L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis.

Ho sempre snobbato la fantascienza.
Non per una questione “di genere”: non ritengo che la letteratura di genere sia inferiore alla letteratura tout court.

Semplicemente, per puro pregiudizio, non ritenevo che la fantascienza fosse il mio genere.

E’ stato prima Bradbury a farmi ricredere, grazie a L’uomo illustrato prima e alle Cronache Marziane dopo.

Poi ho letto la biografia di Philip K. Dick scritta da Emmanuel Carrere in Io sono vivo, voi siete morti.

Mi si è risvegliato così il desiderio di leggere di più.

Pur avendo letto pochissimo di questo genere, ciò che ho letto mi ha fatto ri-scoprire tantissima umanità in tutte le sue accezioni più gradate.

La fantascienza che ho letto parla più della nostra attualità di tanta narrativa che si picca di essere attuale.

E ciò che ho letto, andrebbe fatto leggere anche ai ragazzi, perché apre un mondo di riflessioni sul sé e sul mondo in cui agiamo.

l'uomo che cadde sulla terra d walter tevis

L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis è uno di quei romanzi di fantascienza da far leggere assolutamente ai ragazzi.

Io l’ho letto in un’edizione del 2012 pubblicata da Beat Neri Pozza, con la traduzione di Ginetta Pignolo. Prima è stato pubblicato da Minimum Fax e ora è tornato in libreria grazie alla collana Oscar Fantastica.

Una curiosa staffetta editoriale, come curioso è l’autore: la maggior parte dei suoi romanzi è forse più conosciuta nelle sue trasposizioni cinematografiche: Lo spaccone, Il colore dei soldi, La regina degli scacchi.

Anche L’uomo che cadde sulla terra è stato un film, con uno strepitoso David Bowie nei panni dell’alieno protagonista.

Perché, come suggerisce il titolo, L’uomo che cadde sulla terra parla proprio di un alieno che giunge sulla terra.

Thomas Jerome Newton, così ha scelto di farsi chiamare, è un antheano.
Per anni ha studiato da lontano gli esseri umani, i loro modi di fare, la loro storia, la lingua, la calligrafia, l’aspetto. Ed è stato addestrato per resistere al sole, alla gravità, all’atmosfera, al cibo.

Sul suo pianeta Anthea le risorse sono al limite e lui è stato incaricato di fare un viaggio di sola andata sulla terra, di mescolarsi agli esseri umani e di emergere grazie al suo intelletto scientifico.

Solo così potrà avere le risorse per realizzare un’astronave che servirà a portare gli antheani superstititi sulla terra e garantire loro una sopravvivenza.

Thomas Jerome Newton quindi arriva sulla terra, contatta un avvocato specializzato in brevetti e nel giro di cinque anni diventa il magnate di una holding che detiene brevetti tecnologici super avanzati.

E’ diventato ricchissimo e si è circondato delle menti migliori per realizzare l’astronave.

Ha la fama di tipo curioso: ha un aspetto lunare, è altissimo, pallido, eppure sembra terribilmente fragile.

Rifugge la compagnia, tranne quella di due persone: Betty Jo, una rozza donna del Kentucky che però lo ha soccorso in un momento di estrema fragilità, e Bryce, un chimico che per primo ha sospettato della reale provenienza di Newton, data la tecnologia straordinaria con cui ha realizzato delle cartucce fotografiche.

La vicenda è ambientata negli USA tra il 1985 e il 1990 (ma il romanzo è del 1963, piena guerra fredda!!!).
C’è la guerra fredda, c’è la paura delle armi e allo stesso tempo il desiderio di armarsi nella maniera più sofisticata possibile.

Newton lo sa: lui e gli antheani sono tecnologicamente e intellettualmente più avanzati.
Ma come gli uomini, anche loro hanno conosciuto e pagato a caro prezzo le conseguenze di farsi la guerra.

Arrivare sul pianeta terra per loro vuol dire salvarsi ma, anche se con modi manipolatori, non vogliono che gli uomini finiscano per distruggersi come loro hanno già fatto.

Tutto ciò Newton  lo rivela proprio a Bryce: l’uomo, da anni sospettoso nei confronti dell’antheano, trova il modo di provare la natura non umana di Newton.

Tuttavia non è lui a svelarne l’identità: da tempo CIA e FBI tenevano sotto stretto controllo Newton.
Lo arrestano e lo isolano per due mesi tra analisi, psicanalisi, osservazioni e lunghi interrogatori.

Eppure nulla vi preparerà all’assurdità alla quale va incontro il destino di Thomas Jerome Newton (il cui vero nome, dichiarerà, è Rumpelstilskin, il Tremotino della fiabe).

Perché leggere L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis?

Per gli spunti di riflessione numerosissimi.
Gli stessi spunti che sono ravvisabili in molti classici della letteratura fantascientifica e che la collocano su una linea di demarcazione estremamente sottile con la filosofia.

.Il concetto di “alieno”

Thomas Jerome Newton è un alieno, e se riflettiamo sul campo semantico fantascientifico, il primo livello di significato è quello di intendere “alieno” in quanto “proveniente da un altro pianeta.

Il romanzo L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis è ammantato di un profondo senso di solitudine: quello provato da un individuo lontano dalla sua “terra”, che sa che forse non la rivedrà più, che si mescola a una gruppo di esseri al quale non apparterrà mai, che nasconde la sua vera natura, che non può dichiararla.

In questo senso alieno diventa alienato, alienazione: ci si sente completamente “altro” da qualcosa e per questo terribilmente soli.

C’è una scena straziante in cui Newton si chiude in una stanza e rimuove quelle piccole accortezze che lo rendono simile agli umani: le lenti a contatto, i peli finti, i capezzoli.

Si guarda allo specchio e si parla nella sua lingua.

Fissò a lungo la propria immagine e poi si mise a piangere.
Non singhiozzava, ma dagli occhi gli uscivano lacrime, lacrime del tutto uguali a quelle degli uomini, che scivolavano giù lungo le guance incavate.
piangeva di disperazione.

Poi parlò a voce alta, in inglese:
“E tu chi sei” chiese alla sua immagine.
” E di che paese sei?”.

Vedeva il suo corpo riflesso nello specchio, ma non riusciva a riconoscerlo come cosa sua.
Gli risultava alieno, gli faceva paura.

Questo punto, ci porta al concetto di umano.

.Umano: umanoide, umanità, esseri umani e essere umani

E’ un punto che apre una potenziale grande discussione.

Cosa vuol dire essere umano?
Il primo livello è l’appartenenza al genere umano, degli uomini.

Cosa vuol dire essere umano?
Vuol dire non solo avere l’aspetto umanoide, ma possedere l’umanità.
L’umanità che si possiede, non quella che si è.
E quindi un insieme di emozioni, di sensibilità alle quali appartengono anche la disperazione, l’attaccamento, la debolezza, la nostalgia.

Ci sono tanti aspetti in cui Newton ci appare più umano degli umani.
Anche nella fragilità di trovare rifugio nel gin.

Cosa vuol dire essere umano?

.La cecità

Ci sono diversi rimandi alla capacità di vedere e di non vedere.
E’ un tema che non rivelo fino in fondo per non togliere altro al piacere (e alla tristezza) della lettura.

Dal suo punto di vista, Newton e la sua razza, vedono molto: hanno visto e previsto ciò che gli uomini rischiano con le loro becere e scellerate azioni.

Da parte loro gli uomini mostrano una ignorante cecità: anche quando Newton, scoperto, rivela ogni aspetto di sé, anche le intenzioni salvifiche, gli uomini restano ciechi.

Restano ciechi alla salvezza, ma vedono solo l’avidità e il luccichio di una mente superiore da impiegare per creare armi.
Vedono solo stratagemmi politici, spionaggio, interesse personale.

In questa cecità c’è tanta attualità.

“Mi creda, siamo molto più edotti di quanto non possa immaginare. E siamo certi, al di là di ogni ragionevole dubbio, che ne giro di trent’anni al massimo il vostro mondo sarà ridotto a un mucchio di rovine radioattive, se sarete lasciati a voi stessi
[…]
“ma lo capite che non soltanto distruggerete la vostra civiltà così com’è, e ucciderete la maggior parte dei vostri simili, ma avvelenerete anche tutti i pesci nei fiumi e gli scoiattoli sugli alberi e gli uccelli nel cielo, il suolo, l’acqua?
A volte ci fate l’effetto di scimmie sguinzagliate nei musei e armate di coltelli per squarciare i quadri e di martelli per abbattere le statue”

Gli uomini sono ciechi davanti a ciò che è palese.
E sono ciechi davanti alle dichiarazioni e alle richieste di Newton.
Chi vede, come Bryce, o come Betty Jo, è in realtà presentato a sua volta come un personaggio fragile, che non sa cosa fare della sua capacità di vedere e che sceglie di guardare altrove per sopravvivere.

. Arte e letteratura

Ci sono  numerosi rimandi a queste due discipline.
Viene citato spesso il mito di Icaro nella sua accezione artistica del dipinto di Brugel.

Il romanzo stesso si divide in tre parti, la prima e la terza si intitolano proprio La discesa di Icaro e L’annegamento di Icaro.

Newton è un avido lettore e osservatore. Degli esseri umani ha apprezzato le manifestazioni artistiche e anch’egli sente la spinta alla poesia come esternazione del proprio dolore.

Vengono citate poesie, dipinti, musica, arte.
Forse ciò che davvero ha reso superiori, in qualcosa, gli esseri umani.

. L’alterità

Questo punto è una riflessione metaletteraria.
Thomas Jerome Newton, in quanto alieno, dispone di caratteristiche non concepibili dagli esseri umani: i suoi organi interni, la sua tecnologia, la sua psicologia non possono essere classificate da parametri umani.

E questo può essere uno spunto di riflessione.

Allontanandoci ancora di più, possiamo riflettere sulla tendenza umana di immaginare vite altre che popolano la galassia, come tanti autori hanno cercato di fare.

Tuttavia, Tevis è un essere umano che immagina un alieno, e per quanto gli attribuisca doti e caratteristiche distanti dall’essere umano, il paradigma di partenza è l’umanità.

Tevis è un uomo.

E’ davvero possibile per un essere umano immaginare una vita che non è quella umana?

Quando Newton si definisce uno “scherzo della natura”, di che natura parliamo?

Fonte: https://hotcorn.com/it/film/news/david-bowie-omaggio-uomo-che-cadde-sulla-terra/

.L’UOMO CHE CADDE SULLA TERRA: Il film con David Bowie

Dal libro L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis è stato tratto un film con uno straordinario David Bowie.

Forse perché è penetrato nell’immaginario in maniera forte, forse per via dell’istrionismo di Bowie o forse non lo so…ma più leggevo il romanzo più mi rendevo conto come il ruolo di Newton fosse cucito addosso alla fisicità di Bowie.

Oltre al lavoro di guardare il film dopo aver letto il libro (un’attività sempre interessante anche a scopo didattico), può essere interessante esplorare il rapporto del cantante con ciò che sta al di là del nostro mondo.

In molte sue canzoni infatti Bowie esplora l’alterità, la solitudine e l’alienazione…
Di questo film esiste anche un seguito in forma di musical e album, Lazarus, una sorta di testamento artistico di Bowie del 2015.

Che cos’è dunque la fantascienza se non l’indagine dell’essere umano attraverso lo sguardo che si muove tra immaginazione ed empatia?

Leggi anche:

L’uomo illustrato di Ray Bradbury

 

Lascia un commento