La fiaba deriva dal mito.
Ed essa si ripresenterà sempre, in ogni cultura, ad ogni latitudine, perché racconta la storia della natura umana.
Sino a che esisteranno esseri umani, esisteranno storie che mettono in scena l’animo umano.
E quindi esisterà sempre la fiaba.
Non necessariamente uguale a sé stessa, ma fedele a sé nel suo nucleo più profondo.
La fiaba non si può forzare, ma si può esplorarne il valore di fondo, cercarlo, scavarci INTORNO, metterlo in luce voltandolo e rivoltandolo.
Metterlo in mano ad una nuova generazione di esseri umani che rifletteranno e si rifletteranno.
Negli ultimi mesi ho letto tre libri che parlano di fiabe.
Una graphic novel e due romanzi per ragazzi si rapportano con la fiaba.
Uno dei due romanzi lo fa con fiabe che meglio conosciamo, l’altro prende spunto da una storia che viene da terre lontane.
Ma dove i timori, i desideri e le sofferenze sono quello che tutti ci accomunano.
Quando si parla di fiaba è molto difficile riuscire a fare qualcosa di nuovo.
In parte perchè la materia è antica, in parte perché le innovazioni non sono innovative, le riletture sono spesso trite e ritrite e propongono, se mai, una banalizzazione del genere.
Ecco perché quando mi sono trovata davanti a questi tre libri che parlano di fiabe sono rimasta affascinata sia dalla bravura degli autori nel mostrarci i lati non visti di una materia viva, sia nell’assodare quella stessa vitalità.
I libri che parlano di fiabe che ho letto
Le ragazze. Sette fiabe di Annet Schaap
Le ragazze. Sette fiabe di Annet Schaap è il secondo libro pubblicato in Italia di questa fantastica autrice olandese, che ha esordito con Lucilla.
Avevo menzionato Lucilla in questo articolo dedicato a personaggi femminili che vanno per mari.
Con i romanzi di Annet Schaap è facile cadere nella banalizzazione, cosa che succede quando si cerca di restituire un soggetto in poche parole.
Dal resto è indubbio che I Promessi Sposi racconti la storia di due che vogliono sposarsi ma non ci riescono, se non dopo numerose peripezie.
Solo che in un soggetto così sintetico ci perdiamo l’universo creato dalla scrittura e dall’inventiva manzoniane.
Le ragazze. Sette fiabe di Annet Schaap prende il via dall’archetipo fiabesco di sette racconti.
Non ne stravolge affatto il senso, ma prende una vita e una via diverse.
E se la bella addormentata non si svegliasse?
O se Cappuccetto Rosso volesse effettivamente avvicinarsi al lupo?
E se la Bella e la Bestia non fossero esattamente come ce lo hanno raccontato?
Ma non cadiamo nel facile pregiudizio di etichettare Le ragazze. Sette fiabe di Annet Schaap come un retelling in chiave femminista!
Non ne abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno che ci raccontino storie in cui trovare il senso di ciò che ci circonda.
Le ragazze. Sette fiabe di Annet Schaap è suddiviso in sette capitoli per sette fiabe (sette, un numero caro alla fiaba).
Troverete Tremotino, Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, Barbablù, la Bella e la Bestia, Cenerentola.
Mentre entrate nell’atmosfera rarefatta e inquietante di ogni racconto, talvolta ambientato in tempi moderni, altre volte immutato nel tempo, riuscendo lo stesso farsi universale, riuscirete sempre a riconoscere dove siete.
Il potere della fiaba raccontata da Annet Schaap è quello che vi permetterebbe di riconoscere le sembianze di un oggetto se privati della vista, ma solo con il tatto a disposizione.
Ci si arriva per una via diversa al riconoscimento.
Al ricongiungimento dell’immagine mentale, grazie al nostro bagaglio di conoscenze, con il suo nuovo stare in questo mondo, carico di altri significati.
Non si può spiegare oltre la potenza di questo libro, va letto e assaporato.
Sono storie di riconoscimento, di autodeterminazione, di svelamento, di prospettive diversa, di accoglienza di nuovi sguardi.
La fiaba con Annet Schaap non è riscrittura ma è ridiventa luminoso faro dell’animo umano.
La mia preferita? Cappuccetto Rosso, straziante.
La ragazza bambù di VAN DE VENDE, sinnos
In questo caso abbiamo un racconto tratto dalla tradizione Giapponese.
Il titolo La ragazza Bambù fa infatti riferimento alla storia di Kaguya-hime, la splendida fanciulla trovata piccolissima all’interno di un fusto di bambù da un vecchio intagliatore.
La storia originale, Taketori Monogatari (Il racconto di un tagliatore di bambù), pur venendo da lontano, ha qualcosa in comune con un racconto nostrano: quale altro anziano signore, senza figli, trova un bambino all’interno del legno?
Nel caso de La ragazza bambù, Kaguya-hime è una bambina vera, che cresce amata e protetta dai suoi genitori adottivi.
Cresce bellissima, al punto che decine di uomini si fanno avanti sfidandosi per chiedere la sua mano.
Ma Kaguya-hime nasconde un segreto: è una bambina vera, ma è figlia della corte della luna e presto dovrà tornare da dove è venuta.
Non potrà conoscere l’amore, e anche solo accarezzarne l’idea (dell’amore così come della morte delle persone care), le fa provare una vertigine.
Tre sono le particolarità aggiunte in questa splendida versione.
1.La forma di romanzo illustrato.
Il racconto infatti, grazie alle illustrazioni splendide, si dilata al punto da raggiungere il formato di un vero romanzo. Diventa così un libro prezioso da regalare, da leggere in autonomia o da leggere insieme.
2. La cornice dentro la quale viene inserita la vicenda.
La vera innovazione apportata da Van De Vende è inserire una cornice “di sguardo”. La storia di Kaguja-hime infatto viene osservata da una prospettiva esterna, da una bambina che mangiando i biscotti guarda lo sviluppo della vicenda, soffre, fa il tifo.
Chi è questa osservatrice? Partendo dal presupposto che anche noi siamo osservatori, si crea un’altra cornice ancora…
3. La delicatezza poetica attraverso cui l’amore, l’empatia, l’attesa, il rispetto, la caducità vengono raccontate.
Non sono soltanto frasi di assoluto spessore poetico, ma sono versi come foglie, che esposte alla luce rivelano le proprie sfumature e nervature.
Questo terzo punto, così raffinato, fa di questo libro un testo adatto ad età più mature, pur rendendolo perfetto come è perfetta è la lettura di una fiaba.
AlLa fine muoiono. LA SPorca verità sulle fiabe , Lou Lubie, Bao Publishing
Ed eccoci, in questa selezione di libri che parlano di fiabe auna graphic novel che parla davvero di fiabe.
Lou Lubie ha fatto un lavoro certosino di ricerca sulla fiaba, sulla sua origine, sullo sviluppo e su tutta la sua evoluzione.
Dal mito alla tradizione orale ai sentieri che ha preso quando qualcuno ha deciso di scriverle: da Basile ai fratelli Grimm, passando per Perrault, Andersen o la meno conosciuta Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve.
In mezzo le varianti popolari che cambiano da epoca a epoca, da paese a paese, da racconto a racconto.
Fino ad arrivare al nostro tempo, alle nostre esigenze, alle nostre interpretazioni (che, ricordiamoci, sono a loro volta figlie di evoluzioni e di confronti).
Sfoglia qui Alla fine muoiono.
Tutta la storia che Lubie ha studiato è stata trasformata in una graphic novel che alterna a capitoli di approfondimento, scritture di fiabe con tutte le loro varianti.
I punti di forza di questa graphic novel sono tre:
1.La scelta stilistica.
Di fatto qui siamo davanti a un saggio, a un compendio sulla storia della fiaba con tanto di un pizzico di letterature comparate…in forma di fumetto.
2.Un’altra scelta stilistica è quella di caricare tutto di un velo di sarcasmo e di ironia: la voce di chi racconta e di chi commenta le comparazioni non si risparmia mai.
3.La ricchezza e la complessità.
Il fatto che in poche immagini siano raccolte, ad esempio, le varianti delle fiabe secondo la tradizione, Basile e i Grimm, rende l’idea di quanto studio ci sia in questa graphic novel.
Il suo formato “pop” non deve quindi indurre a pensare di essere di fronte a un libro leggero: c’è trasversalità, c’è ricchezza e c’è complessità.