cultura visuale con gli albi illustrati

Farsi una cultura visuale con gli albi illustrati

L’arte non riproduce ciò che è visibile ma rende visibile ciò che non sempre lo è
(Paul Klee)

Succedono tante cose quando si legge un albo illustrato, quando ci si immerge per pochi minuti in quelle poche pagine.

Ne avevo parlato anche qui.

Cosa succede quando leggi un albo illustrato?

E però gli albi illustrati nutrono la cultura visuale, quell’insieme di rimandi iconografici, situati nel tempo e nello spazio.

Non solo.

Gli albi illustrati possono riprodurre il visibile e rendere visibile, per dirla con le parola di Paul Klee.

Cosa vuol dire?

Gli albi illustrati illustrano in modo diverso il mondo.

Possono dare immagine alle parole, evocando attraverso lo stile artistico di un illustratore una porzione di realtà.

Oppure possono raccontare una storia tutta loro.

E’ possibile quindi riconoscere la realtà mediato dallo stile e dalla visione degli autori e illustratori.

Una cultura visuale con gli albi illustrati vuol dire sapersi orientare tra la realtà rappresentata e mediata e la realtà immaginata.

Un esempio.

Nel mio giardino il mondo di Irene Penazzi, silent book di Terre di Mezzo, vediamo come nello stesso spazio (un giardino di una casa) le stagioni si avvicendino cambiando il luogo circostante e il modo di relazionarsi con esso.

Vediamo la realtà, sebbene rappresentata attraverso i dssegni e lo stile di Irene Penazzi, attraverso il suo sguardo e il suo modo di vedere il mondo.

E però gli albi illustrati possono rappresentare anche ciò che non è visibile, ma solo visualizzabile.

Un  esempio di questa seconda modalità  è l’albo illustrato A che pensi? di Laurent Moreau edito da Orecchio Acerbo in cui si dà corpo a delle sensazioni e a degli stati d’animo.

Dall’immagine mentale si passa quindi ad un’immagine vera che aiuta la proiezione e l’immedesimazione.

Gli albi illustrati danno corpo all’incorporeo, permettendo di avere un’immagine tangibile laddove non sempre si riesce a farsi un’immagine mentale.

Gli albi illustrati quindi allenano lo sguardo in modi molto diversi:

  • Riconoscimento
  • Visione
  • Visualizzazione
  • Contestualizzazione
  • Immedesimazione
  • Cultura
  • Discernimento

Ma ciò che mi affascina di più è quanto le immagini possano nutrire l’immaginazione.

Una buona immaginazione, cioè la capacità di visualizzare nella mente ciò che non è (ancora) presente davanti agli occhi, si nutre ci ò che abbiamo visto, letto, esperito.

Aristotele diceva che l’immagine viene sempre prima dell’idea.
Cioè si è in grado di visualizzare qualcosa se prima si ha di essa un’immagine mentale.

L’anima non pensa senza un’immagine

Gli albi illustrati sono dunque un modo per nutrire la capacità di immaginare la realtà.

E di farsi cultura visuale con gli albi illustrati.

Se tutto ciò è vero in fase evolutiva e di sviluppo cognitivo (da qui l’importanza di di fornire ai bambini gli albi e le storie illustrate), ciò è fondamentale  anche dopo.

Crescendo, si perde la dimensione di leggere parole e immagini.

Si leggono le parole E si guardano le immagini separatamente.
A volte si fruiscono solo le immagini, senza la consapevolezza metacognitiva del rapporto che instauriamo con esse.

Andiamo sempre più avanti in un mondo di immagini che non solo riproducono la realtà (interpretandolo, come nel caso di artisti e illustratori) ma forzandola e falsandola, come sta accadendo con ciò che viene creato dall’intelligenza artificiale.

E’ necessario avere quindi un bagaglio ben fornito di immagini, di cultura visuale, di capacità di mettere in dubbio, dibattere, orientarsi tra le immagini.

E sì, gli albi illustrati aiutano anche in questo.

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