Ho letto un libro che…parla di biblioteche umane

Quella delle biblioteche umane non è un’esperienza nuova, ma io ne ho letto solo pochi giorni fa.

L’iniziativa parte dalla Danimarca, vede la luce nel 2000.

Human Libraries, o biblioteche umane, nasce come valorizzazione della diversità in risposta agli attacchi a sfondo razzista.

Le persone, con le loro storie, sono come biblioteche.

Human libraries consiste infatti nel mettere in relazione un lettore con un “libro umano”, tramite la mediazione di un bibliotecario.

Esiste un vero e proprio catalogo dove si trovano i riassunti delle storie delle persone. Si può scegliere e si può organizzare il momento di condivisione in cui il lettore ascolta (“legge”) il libro vivente.

Spesso coloro che partecipano come libri alle biblioteche umane sono persone emarginate.

Biblioteche umane è l’occasione di rendere visibile (leggibile) l’invisibile (ciò che non si conosce).

Per approfondire consiglio questo articolo de Il Post.

Le parole chiave su cui si basa il lavoro di costituzione di queste biblioteche umane sono: tolleranza, pregiudizio, dialogo, apertura, inclusione.

Da progetto sociale, Human Libraries è cresciuto sempre di più entrando anche in modo solido nelle aziende grazie all’importanza acquisita dal tema “Diversity&Inclusion”.

Qui il sito ufficiale di Human Libraries dove ci si può candidare sia come “libri viventi” sia come bibliotecari volontari.

Anche in Italia ci sono progetti simili di biblioteche umane perché la Human Libraries Organization si è poi espansa arrivando a contare 80 paesi. Qui una mappa.

Per esteso però, chiunque può essere un libro umano.

Tutti noi abbiamo una storia da raccontare.

La nostra vita, le nostre avventure, dolori e difficoltà, incontri e solitudini, sono storie. Che cambiano a seconda di quanto e come vogliamo farci narratori.

Perché la storia c’è sempre, ma saperla narrare è…un’altra storia.

A partire dalla vicenda della Human Library e delle biblioteche umane, ho raccolto alcuni romanzi dove c’è come fulcro centrale la vita e la sua narrazione.

LIBRI CHE HANNO IN SE’ BIBLIOTECHE UMANE

La biblioteca di mezzanotte, Matt Haig, E/O

Dati gli spunti numerosi che questo libro ha sul tema della medicina narrativa, della narrazione del sé e della biblioterapia in generale, invito alla lettura di questo articolo più approfondito.

La biblioteca di mezzanotte di Matt Haig

In questo caso le biblioteche umane coesistono sui possibili piani temporale diversi.

La biblioteca che dà il titolo al romanzo è infatti un luogo-non-luogo che compare nei momenti critici della vita. Anzi: tra la vita e la more.

I libri della biblioteca sono le vite possibili, quelle che avrebbero potuto essere vissuto se le scelte fatte, anche le più banali, fossero state diverse.

Una relazione continuata invece di terminata, un percorso di studi diverso, un viaggio non fatto…una piccola azione che ha generato un esito differente.

La biblioteca della vita possibile è già dentro di noi.

Storia di una libraia a Tokyo, Nanako Hanada, Harper Collins

Village Vanguard, a Tōkyō, è una libreria. Nanako ne è la direttrice.
Le vendite vanno male e la sua vita personale non va meglio.

libri che parlano di biblioteche umane
Forse per tirarsi un po’ su di morale, forse per combattere la solitudine, Nanako si iscrive a un sito di speed date.

 

Al momento di scrivere la sua bio, decide di puntare tutto sul suo essere libraia, ovvero su colei che può consigliarti “il libro che cambierà la tua vita”.

E questo le apre un periodo fatto di tantissime conoscenze e di scambi di storie dove il libro è il punto di partenza e insieme il pretesto per conoscere e conoscersi.

L’estate incantata, Ray Bradbury, Oscar Mondadori

Ho inserito questo libro, il mio preferito in assoluto, per un capitolo in particolare.

De L’estate incantata ho parlato diffusamente qui.

L’estate incantata di Ray Bradbury

L’Estate incantata è un romanzo, ma la sua anima è composta da racconti, storie di persone di un paesino che ruotano attorno a Douglas durante l’estate dei suoi dodici anni.

C’è quindi un momento particolare del racconto, in cui Douglas invita il suo amico a scoprire una vera “macchina del tempo”.

Eppure non c’è fantascienza: la macchina del tempo è un anziano uomo in una stanza, un uomo che racconta storie di vita vissuta tanti anni prima.

Vite che non sono la mia, Emmanuel Carrère, Adelphi

Qui siamo nella non fiction, genere letterario prediletto di Emmanuel Carrère, il cui ego può piacere oppure no, ma è uno dei più grandi autori contemporanei.

A raccontare le vite di altri, Carrère dà il suo meglio.
Lo ha fatto in biografie come Io sono vivo, voi siete morti, in Limonov, in V13.

Vite che non sono la mia sono vite che si intrecciano attorno alla tragedia dello Tsunami in Thailandia e a un episodio di perdita famigliare personale.

Carrére dice che ” c’è un solo modo per ricevere il dolore degli altri: dargli voce, farlo diventare il proprio dolore.”

L’arte del racconto può avere tante forme.
Una di queste è la forma del dolore.
Il dolore diventa così riconoscibile, atto di creazione fondamentale per il sé, ma anche per far sì che altri ancora riconoscano e si riconoscano.

I fantastici libri volanti di Mr Morris Lessmore, WIlliam Joyce, Rizzoli

Non potevo non inserire in lista un albo illustrato.

Nato in realtà come cortometraggio d’animazione questo albo, perfetto per gli amanti dei libri, contiene sia una biblioteca sia quel sottotesto per cui tutti abbiamo una storia dentro.

Questa storia può venire alla luce anche grazie alla lettura del libro giusto.

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