Tre in tutto di Orecchio Acerbo racconta una storia troppo a lungo rimasta nascosta tra le pieghe della Storia.
E’ una storia accaduta subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, e si è svolta in Emilia.
La storia raccontata da Tre in tutto di Orecchio Acerbo la scoprii qualche anno fa grazie a un meraviglioso documentario di Alessandro Piva intitolato Pasta Nera.
Come tutte le cose interessanti, lo passarono in tv a tarda ora su Rai Storia.
Dopo il 1945 l’Italia era martoriata, ma il sud ancora di più.
Pasta nera era il grano cotto nella pentola, cotto talmente tanto che rimaneva uno strato bruciato sul fondo. Quello strato di grano bruciato, la “pasta nera” appunto, era ciò che davano da mangiare ai bambini. La mortalità infantile era altissima.
Le donne del Partito Comunista emiliano, venute a conoscenza di questo fatto, si offrirono per ospitare presso le loro famiglie i bambini più piccoli delle famiglie del Sud.
Li avrebbero tenuti per uno o due anni, dando così tregua alle famiglie d’origine.
Vennero allestiti dei treni speciali, i cosiddetti “treni della felicità” che portavano tantissimi bambini del sud su in “Alta Italia”, nell’Emilia che li avrebbe accolti per i successivi mesi. I bambini venivano vestiti con gli abiti buoni, si vedono immagini in cui i bambini non hanno scarpe.
Le famiglie ospitanti certo non navigavano nell’oro, ma stavano molto meglio dei quei bambini: loro non avevano mai visto i tortellini, il prosciutto, la cioccolata.
Alla tavola si sedevano due mondi diversissimi tra loro: in un’Italia dialettofona, davanti a un piatto di tortellini si trovavano a confronto bambini che parlavano il napoletano con persone che parlavano l’emiliano.
Nel documentario si vedono le persone anziane che avevano vissuto quel periodo parlare con gli occhi lucidi di quel momento della loro vita, ricordandolo con amore e intensità.
L’albo illustrato Tre in tutto di Orecchio acerbo ha il pregio di riaprire le pagine di quella storia e di farla conoscere. Quella è una delle pagine più belle dell’Italia del ‘900.
L’albo illustrato racconta la vicenda dal punto di vista di due fratellini che vengono mandati al nord. Hanno paura, perché il prete ha detto che “i comunisti mangiano i bambini”. Quando vedono che le loro mamme affidatarie prendono le loro misure o apparecchiano la tavola pensano che stiano per infilarli nel forno o in un pentolone!
Invece i comunisti non mangiano i bambini, né ci fanno il sapone.
I due fratellini trascorrono il tempo con l’altro bambino della casa, come se fossero fratelli.
Tre in tutto.
Il cibo ha un valore affettivo, di collettività e condivisione speciale.
E’ un delitto che, dato il ruolo fondamentale che ha in questa vicenda, non sia stata ripresa e diffusa durante Expo.
Ma Orecchio Acerbo, affidando le parole a Davide Calì e le immagini a Isabella Labate, apre una scatola dei ricordi più belli.
L’illustrazione, già a partire dalla prima pagine, rimanda proprio a quelle scatole di fotografie in bianco e nero, quelle che le nonne aprono e con lo sguardo perso in un altro tempo dicono “Ma davvero eravamo noi”?
Sono illustrazioni fotografiche, realistiche, intense, come la storia che raccontano.
Tre in tutto di Orecchio Acerbo andrebbe letto in tutte le scuole, in tutte le biblioteche, dovrebbero parlarne persino al telegiornale.
E’ l’Italia dei gesti piccoli come un tortellino, ma dal cuore tanto grande.
Insegnanti, leggetelo ai vostri bambini.
Fatelo sfogliare ai vostri studenti, guardate insieme il documentario.
Poi cucinate insieme qualcosa e condividetelo.
Tre in tutto di Orecchio Acerbo editore racconta una storia piccola, ma stupenda, qualsiasi sia la vostra età.
Per i più pigri ecco la video recensione: