Il desiderio di avere con sé Un piccolo mondo è squisitamente umano.
Dai diorami alle riproduzioni in scala, dalle sfere di vetro alle wuderkammer passando per l’era delle scoperte scientifiche e della conseguente biologia della conservazione fino alle più contemporanee pratiche di collezionismo.
All’uomo piace conservare.
La pratica del collezionismo è infatti antichissima, affonda le sue radici già in epoca preistorica.
Nessuno è immune al desiderio di conservare una serie di oggetti che danno piacere mentale e sensoriale.
Quello del collezionismo inteso come raccolta museale, specifica, metodica e catalogata, di un certo genere di oggetti, può inserirsi in un discorso più ampio di racconto di sé.
Come alcuni albi illustrati insegnano, la raccolta di oggetti scelti tra tanti per lo specifico significato che hanno per noi permette all’individuo di fare una narrazione di sé.
Dove il sé diventa esso stesso un museo.
Penso ad albi come Il museo delle mie cose (Clichy), Kubbe fa un museo (Electa Kids), Mostri e meraviglie (Panini), Il Cosario (Edizioni Corsare), La collezione di Joey (Orecchio Acerbo).
Se vuoi approfondire il percorso sulla narrazione di sé scrivimi stefania.ciocca@gmail.com
Il discorso, se poniamo su una stessa linea immaginaria, collezionismo, gabinetti delle meraviglie, pratiche di conservazioni della biologia (umana e naturale), potrebbe diventare molto ampio e riserverebbe grandi soddisfazioni.
” La potenza evocativa degli oggetti dipende dai ricordi a cui sono associati, ma naturalmente anche dai capricci della nostra fantasia e della nostra memoria”
Il Museo dell’Innocenza, O.Pamuk
Si potrebbero sviscerare enormi curiosità: dalle implicazioni psicologiche legate al desiderio di conservare, alla realizzazione vera e propria di alcune pratiche di conservazione.
Penso infatti alle storiche Wunderkammer, a luoghi meravigliosi e inquientanti come la Specola di Firenze o alla Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, passando per i diorami nati dalla mente dell’inventore della fotografia per arrivare ai musei più strampalati a disposizione.
All’essere umano quindi piace avere per le mani Un piccolo mondo: per ricordo, per piacere, per fermare il tempo.
L’albo illustrato Un piccolo mondo, come i migliori albi, riesce a raccontare una storia semplice accompagnata a bellissime illustrazioni.
E poi apre un’infinita possibilità di discussione.
Un piccolo mondo è un albo illustrato edito da Fulmino Edizioni, con i testi di Loricangi e le illustrazioni di Cristina Storti Gajani.
Coppia che abbiamo già visto all’opera con Sbagliando s’inventa di stampo rodariano.
Qui l’articolo di Sbagliando s’inventa di Artebambini.
L’albo ha la parte narrativa sulle pagine di sinistra e a destra le illustrazioni.
E già da questa distinzione possiamo partire per dipanare due fili narrativi che scorrono paralleli ma che raccontano, ciascuno, molte più storie di quante pensiamo.
Il filo conduttore della storia sono le bottiglie ritrovate sulla spiaggia: come se fossero indirizzate proprio al piccolo protagonista.
E infatti abbiamo un protagonista che da poco si è trasferito al mare.
E’ solitario, non ha ancora cominciato la scuola e si tiene lì il tema che la maestra gli ha dato come compito per le vacanze: “Racconta la cosa più bella che ti è successa in spiaggia durante l’estate”.
A lui piace tantissimo trovare bottiglie, anche se il papà non è particolarmente entusiasta: “Una bottiglia è una bottiglia. Non vedere cose che esistono solo nella tua mente. Ormai sei grande.”
Un piccolo mondo fa riflettere sulle cose che sono importanti per noi.
Perchè rispecchiano un desiderio, una mancanza, un bisogno.
O semplicemente uno strumento attraverso cui guardare la realtà.
L’estate del bambino trascorre tra giochi in spiaggia, amici che vanno e che vengono mentre lui rimane. E tante bottiglie.
La sua collezione sta sul davanzale della finestra e a lui piace tantissimo guadare la luna e le luci che si riflettono attraverso i vetri levigati.
Questa piccola collezione, questo desiderio di conservare oggetti all’apparenza inutili eppure così importanti, alla fine dell’estate lascia nel protagonista una lezione importante.
Questa estate in spiaggia è successa una cosa bellissima: ho capito che qualunque cosa trovi sul tuo cammino, anche se all’apparenza è piccola o insignificante, può risultare infinitamente grande e profonda se la guardi cercando di capire cosa contiene.
Un piccolo mondo
La lezione delle bottiglie mostra che laddove l’oggetto sembra vuoto, risiede la sua specificità.
Ma insegna anche che ciò che ci si para davanti, merita di essere conosciuto in profondità: sia esso un oggetto, una situazione o, ancor più, una persona.
A partire dalle pagine narrate possiamo riflettere su alcuni temi che, se utilizzato in classe o i contesti di lavoro di gruppo, si prestano da soli a molteplici lavori:
– Identità
– Collezionismo
– Gli oggetti che sono importanti e perché
– L’importanza di saper guardare al di là delle apparenze
– Cerca una specificità laddove non sembrano essercene
– Il tempo: inteso come quello trascorso prima che un grande disegno assuma dei contorni definiti
– Infine i doni del mare che portano con sé mistero, magia e un mondo di storie.
Ma adesso veniamo alle illustrazioni.
Ogni pagina rappresenta una bottiglia.
Di foggia, forma, dimensione sempre diversa.
E come cambia la forma, cambia il contenuto.
Ogni bottiglia illustrata è infatti Un piccolo mondo: tra i vetri più o meno panciuti ci sono mondi che si dipanano che a loro volte raccontano storie.
Che non necessariamente si legano in maniera diegetica alla narrazione principale.
Ma dal resto sono bottiglie trovate sulla spiaggia, chissà quali storie portano con sé…
Ogni bottiglia ha un tappo che ne racchiude la storia.
E questi tappi sono a loro volta mondi a sé. presi a prestito dalla natura: fiori, frutti, piccoli arbusti, foglie. Ogni decorazione rimanda alla botanica e a una specifica classificazione.
Quindi oltre al discorso che si può fare legandosi alle tematiche che la storia apre, è possibile sviluppare nuove strade narrative a partire da ogni bottiglia.
Oppure diventare naturalisti e dedicarsi all’esplorazione degli elementi naturali che sormontano le bottiglie.
L’ultimissima pagina è fotocopiabile, riporta la sagoma di una semplice bottiglia vuota con l’invito “Prova a disegnare anche tu un piccolo mondo”
Ma non è finita, Un piccolo mondo ha un ultima carta per sorprendere anche l’adulto più restìo ad avvicinarsi all’albo illustrato.
Se a qualche lettore adulto ha ravvisato qualcosa di famigliare nelle illustrazioni, soprattutto nelle parti vegetali, non ha torto.
L’illustratrice Cristina Storti Gajani si è liberamente ispirata a Frederik Ruysch, “visionario botanico e anatomista olandese”.
La particolarità di Ruysch è stata la sua capacità di sviluppare tecniche di conservazione di materiali biologici (naturali e soprattutto umani) che arrangiò in composizioni artistiche. La figlia, pittrice di nature morte, completò quelle composizioni (in diorami o dentro barattoli riempiti di soluzioni chimiche) con decorazioni composte da fiori, conchiglie e merletti.
Quelle dei Ruysh erano delle piccole Wunderkammer che mescolavano arte, scienza, biologia a una concezione del tempo, della vita e della morte assai diverse dalle nostre.
La bellezza delle sue composizioni, visibili solo grazie ad alcune incisioni, apre un mondo a parte.
E io concludo dicendo, ripetendo, stavolta a maggior ragione, il mio personale mantra: gli albi illustrati sono belli per i bambini, ma sono meglio per gli adulti.
Ho inserito Un piccolo mondo anche nella selezione di albi illustrati sull’accoglienza per l’inizio della scuola. Leggilo qui.
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