I consigli di lettura per adulti me li avete chiesti in tantissimi (cit.)!
Qui parlo di albi illustrati, parlo di libri per ragazzi, parlo di libri sui libri.
metto anche in fila i libri su uno scaffale ideale per creare percorsi e bibliografie.
E però io sono anche, e soprattutto, una lettrice.
Leggo moltissimo per lavoro, per curiosità e per piacere.
E naturalmente non leggo solo libri per ragazzi.
Leggo anche molta narrativa tradizionale, cosiddetta “per adulti”.
Visto che me lo avete chiesto in tantissimi (Cit.!) ecco un elenco di libri che, da un annetto circa a questa parte, ho amato molto.
Sono i miei consigli di lettura per voi, per quelli che in privato mi chiedono cosa leggere, per chi non si ferma alle foto nel feed e vuole andare oltre.
Consigli di lettura usciti nel 2020 (e molto amati)
L’Ottava Vita (per Brilka), Nino Haratischwili, Marsilio
Non bisogna farsi spaventare né dalla mole né dal soggetto.
Mi rendo conto possa essere difficile, perché parliamo di un mattone dal 1200 pagine che racconta otto vite di una stessa famiglia, a partire dal Caucaso del 1917.
Le otto vite del titolo attraversano il Secolo Breve dalla prospettiva storica del mondo russo e georgiano, dandoci uno sguardo diverso e facendo attraversare momenti di cui poco sappiamo se non quanto studiato sui libri di storia.
Vediamo mondi e vite che cambiano, certezze che crollano, menzogne che diventano l’unica Verità possibile.
E vediamo come gli esseri umani si muovo con le loro piccole vite in questi scenari.
Come si intrecciano, come si lasciano.
So che così non ho invogliato proprio nessuno.
Ma questo libro è magico.
La sua scrittura ti trascina dentro e non si puo fare a meno di girare le pagine, di camminare di fianco ad ognuno dei protagonisti, di guardare gli stessi cieli e vivere e stesse emozioni.
Se non ci credete, vi lascio l’incipit.
in realtà questa storia ha molti inizi. mi è difficile sceglierne uno. perchè tutti risultano l’inizio.
si potrebbe cominciare questa storia in modo quasi banale, nell’appartamento di un edificio berlinese dai soffitti alti, con due corpi nudi sul letto. con un uomo di ventisette anni, un musicista dal talento feroce, che sta per sprecare l’estro con i suoi umori, con il desiderio inestinguibile di vicinanza e con l’alcol.
Ma si può cominciare questa storia anche con una ragazza di dodici anni, che decide di sbattere un no in faccia al mondo in cui vive e cercare un altro inizio per sè e per la sua storia.
oppure si può tornare alle radici, molto lontane nel tempo, e cominciare da lì.
O cominciare la storia con tutti e tre gli inizi contemporaneamente.
La scheda libro di Marsilio dice che se Marquez e Tolstoj avessero avuto un’erede, sarebbe stata senza dubbio Nino Haratischwili.
Ed è vero: l’epopea si mescola al realismo magico e si stempera in pura poesia.
Malinverno, Domenico Dara, Feltrinelli
Ho già parlato in due diverse occasioni di Astolfo Malinverno, il protagonista di questo piccoli gioiello firmato Domenico Dara.
Non potevo quindi non inserirlo in questo consigli di lettura.
Astolfo Malinverno vive a Timpamara, immaginifico paese del sud sospeso in un tempo non troppo lontano.
Un paese che deve la sua vita al vicino macero: da lì le storie che non muoiono trovano vita negli stessi timpamarani.
I nomi propri delle persone sono prese dalla storie.
Le storie si mescolano alle vite stesse.
Malinverno è un tributo alla vita che si mescola alla letteratura, in un milione di piccoli fatti ed episodi.
Il protagonista che deve il suo nome a quel cavaliere che andò su fino alla luna e un solitario e tranquillo bibliotecario.
Finché un giorno, in quanto dipendente comunale, gli viene assegnato anche l’incarico di occuparsi del cimitero.
Poiché l’essere umano si adatta a tutto, Astolfo Malinverno trova un equilibrio occupandosi del cimitero di mattina e della biblioteca di pomeriggio.
[…] anche noi bibliotecari, e così pure i librai, ci imbrattiamo, ma invece di farina sulla pelle e sui vestiti, portiamo parole, lettere, frasi, immagini, che al contrario non vanno via con uno scrollio delle mani o una doccia ma si infilano nelle fibre e nelle carni e nelle vene per arrivare dritti al cuore , a tramortirlo, consolarlo, rinvigorirlo.
Tutto sommato si tratta in entrambi i casi di collocare storie.
Un giorno, passeggiando per il cimitero, trova una lapide senza nomi e senza date, ma con la fotografia di una bellissima donna.
Per Astolfo, così abituato alle storie, è presto nato un amore che si nutre di letteratura.
Difficile riportare qui tutte le piccole vicende che entrano ed escono dalle pagine dei libri: leggendo troverete numerose citazioni ma vi sorprenerete anche a riconoscere tratti famigliari di storie che avete vissuto…o letto.
Come diceva Daniel Pennac “Siamo abitati da libri e da amici.
Di Malinverno ho parlato qui e qui.
La biblioteca di mezzanotte, Matt Haig, E/O
Di sicuro il libro nuovo di Matt Haig non rientrerà solo nei consigli di lettura del 2020, ma nei consigli di lettura della vita.
Nora Seed è una trentacinquenne che sente di aver fallito su tutta la linea.
Un giorno, una giornata di quelle che ti dicono “No” da quando ti svegli a quando vai a dormire, Nora non ce la fa più.
Decide di farla finita.
E lì, tra la vita e la morte, qualcosa le accade: si ritrova catapultata in una Biblioteca che non è più la vita ma non è ancora la morte.
Sugli scaffali ci sono tutti i libri con tutte le vite possibili che Nora non ha vissuto per via delle scelte fatte.
Se Nora non avesse lasciato il nuoto a 16 anni, avrebbe avuto successo?
E se avesse deciso di continuare a fare musica, oggi sarebbe una cantante?
Se non avesse lasciato il suo fidanzato, sarebbe felicemente sposata e alla guida del pub che avevano deciso di aprire insieme?
E così Nora può aprire quei libri e provare a vivere quelle vite.
Qui una recensione più approfondita.
Di La biblioteca di mezzanotte di Matt Haig ne avevo parlato anche in un post che apre uno specifico percorso di biblioterapia: Biblioterapia e rimpianti.
Ricordati di Bach, Alice Cappagli, Einaudi
Di Alice Cappagli avevo già letto Niente caffè per Spinoza, uscito lo scorso anno e che vi consiglio perché mi aveva affascinato per la luce che emanava.
Con Ricordati di Bach, secondo me, Alice Cappagli fa un enorme salto in avanti.
Perchè dentro Ricordati di Bach c’è sofferenza, c’è determinazione, c’è tutto il mondo che non fa sconti.
Ma ci sono passione e tenacia.
E’ una lezione di vita che non risparmia dolori e colpi di scena.
Ma essendo una lezione di vita, succede.
E quando si succede, arriva il successo.
Nel libro seguiamo la vita di Cecilia, a partire dal suo ottavo anno di vita, quello in cui un incidente d’auto le compromette per sempre il nervo della mano sinistra.
Nonostante Cecilia sia trattata con compassione e scarsa empatia dai genitori, la bambina si impunta: sente il richiamo della musica, del violoncello in particolare.
Un po’ passione, un po’ storie di famiglia mai del tutto raccontate, un po’ il desiderio di fare qualcosa per tornare ad avere un utilizzo il quanto più possibile normale delal mano sinistra, Cecilia riesce ad essere ammesa all’Accademia di musica di Livorno.
Trova il suo Maestro in un musicista bizzarro, fatto più da ombre che da luci.
Scontroso, vizioso, senza dubbio musicalmente geniale.
In Cecilia il Maestro Smotlak vede qualcosa e su di lei punta tutte le sue carte.
Cecilia cresce, sviluppa un suo stile, a dispetto di tutti intorno a lei, si avvia sulla strada della musica.
Ci crede, aiutata dal fatto che il suo Maestro ha creduto in lei prima ancora che lei se ne rendesse conto.
Ma nella vita vera non esistono parabole di felicità: non funziona solo che se ti applichi, poi riesci.
La vita vera è molto più complessa: ci sono padri che non ti comprendono, madri incomprensibili, amiche che ti tradiscono, Maestri che ti insegnano la lezione nella maniera più dura.
Non posso svelare di più, perchè il libro vi investe con un colpo di scena da lasciare tramortiti.
Ma lì c’è la lezione più importante di tutte.
La musica classica e la possibiltà che ha di guarire sono gli ingredienti principali che compongono questo romanzo autobiografico assolutamente da leggere.
Finchè il caffè è caldo,T.Kawaguchi, Garzanti
Libro letto lo scorso anno in inglese e pubblicato quest’anno per Garzanti.
Ci sono atmosfere giapponesi che sanno essere rassicuranti: sono un misto di tranquillità interiore, di mistero e di malinconia.
Finché il caffè è caldo è un mix di questi tre ingredienti, al quale si aggiunge il realismo magico.
In Giappone c’è un bar strano, un po’ anonimo: sta in un seminterrato, non c’è luce se non quella artificiale, ma ha una particolarità: c’è un tavolo che per pochi minuti al giorno rimane libero.
Chiunque decida di sedersi lì ha l’occasione di tornare indietro nel tempo e rivivere un particolare momento vissuto in quello stesso luogo.
Una separazione, un gesto quotidiano, l’ultima volta che si è bevuto un caffè con una persona speciale mai più vista.
Le regole sono ferree:
1. Sei in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino e aspetta solo te.
2. Siediti e attendi che il caffè ti venga servito.
3. Tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita.
4. Mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi.
5. Non dimenticarti la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.
Non si può modificare nulla di quell’evento: si ha solo l’occasione di essere nuovamente spettatori di sé stessi nella speranza di (r)aggiungere nuovi livelli di consapevolezza.
In questo bar si avvicendano storie diverse, accomunate da rimpianti, da tristezze, da occasioni che si sentono perse.
Il tempo di quel caffé così speciale dona agli avventori il motivo per voltare pagina.
Fidanzati ormai separati, due sorelle la cui unione è stata spezzata dalla vita, una coppia la cui routine è stata interrotta dalla demenza senile…
I caffè diventa quella bevenda che ricopre i sensi di colpa e offre la possibilità di rinascita.
Non mi ha sorpreso scoprire che in Giappone Finché il caffè è caldo sia una piéce teatrale: l’azione di svolge unicamente all’interno al bar e le storie che leggiamo sono perfettamente divise in atti.
E a dire il vero ne è stato tratto anche un film.
Curiosità: il bar si chiama Funiculì Funiculà, che poi è anche il titolo del film giapponese. Qui sotto il trailer.
Mi rendo conto solo alla fine di questo piccolo elenco di consigli di lettura che tutti i libri proposti hanno un retrogusto malinconico.
Ma io preferisco vedere la resilienza e la capacità umana di trarre una lezione dalle proprie emozioni.