Intervista a Camille Monceaux Stefania CIiocca

Intervista a Camille Monceaux, tra parole e Giappone

Camille Monceaux è l’autrice della tetralogia giapponese Le cronache dell’acero e del ciliegio, pubblicata dall’editore L’Ippocampo a partire dal primo volume, La maschera del No.

Una saga storica ambientata nel Giappone feudale, caratterizzata da un’accurata ricostruzione storica e filologica.

La storia segue la formazione, la crescita e le avventure vissute da Ichiro nei primi due volumi, e della misteriosa Hinahime nel terzo e nel quarto volume.

Non mi soffermo di più sul riassunto di Le cronache dell’acero e del ciliegio di Camille Monceaux, perché ne scrissi già approfonditamente al momento dell’uscita del romanzo.

Qui potete leggere la recensione di La maschera del No

Grazie alla casa editrice L’Ippocampo, venerdì 19 novembre ho avuto l’occasione di incontrare di persona Camille Monceaux (a Milano per Bookcity) e di fare una piacevole chiacchierata con lei.

Ho scelto di fare più una conversazione con questa giovane autrice e non una classica intervista perché volevo che fluisse la discussione.

Volevo parlare del libro e volevo farlo attraverso le parole che lo caratterizzano.

Ho scelto delle parole attorno alle quali costruire una conversazione che ci guidasse all’interno delle Cronache dell’acero e del ciliegio.

Una conversazione con Camille Monceaux

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Acero e ciliegio

Perché proprio questi due alberi per raccontarci del Giappone?

“Intanto bisogna proprio partire dal titolo della saga, che ho pensato solo alla fine.

Le cronache dell’acero e del ciliegio riesce a dare bene l’idea della “saga” mentre i titoli originali dei primi due romanzi  sapevo già dall’inizio che sarebbero stati La maschera del No e La spada dei Sanada.

L’acero è l’albero emblematico del Giappone e si lega alla vicenda di Ichiro, che viene ritrovato ancora piccolissimo con al collo un ciondolo a forma di foglia di acero.

Anche il ciliegio è emblematico ma la spiegazione sul perché ho scelto proprio questo arriverà nei romanzi 3 e 4.

Diciamo che sono due simboli del Giappone e insieme sono due legami creati con i personaggi principali del romanzo.”

Fonte: Pinterest

MASCHERA E SPADA

“La maschera e la spada avrebbero dovuto caratterizzare solo due romanzi, perché è così che avevo pensato in origine la saga.

Quando consegnai la prima versione del romanzo alla casa editrice Gallimard Jeunesse, dissero che era troppo lungo, che sarebbe stato meglio suddividerlo.

Io avevo previsto solo due libri, intitolati appunto La maschera del No e La spada dei Sanada, ma avendo cambiato la struttura, dovendo suddividere ciascun romanzo in due e dunque diventando Le cronache una tetralogia, abbiamo dovuto un po’ modificare la struttura.

La maschera è l’immagine che rappresenta Hinahime, la spada rappresenta Ichiro.

Mi stava a cuore l’idea di questo oggetto all’interno del mio libro perché da piccola mi aveva affascinato la storia dell’uomo dalla maschera di ferro (una storia vera, ndr)

Mi intrigava la storia di questo personaggio che ha trascorso tutta la sua vita imprigionato in una maschera di ferro e mi ha dato l’idea per Hinahime, che vive con una maschera contro la sua volontà, circondata da un alone di mistero.”

IDENTITA’

Connesso alla maschera è il discorso dell’identità: Hinahime nasconde la sua identità, Ichiro la cambia continuamente…

“La questione dell’identità è molto importante per il romanzo, intanto perché ruota attorno a due personaggi che in maniera diversa sono circondati dal mistero.

Ichiro conosce la sua personalità e la sua infanzia, ma non conosce i suoi genitori, non sa perché sia stato abbandonato, se per destino o per volontà.

Per Hinahime si va ancora più in profondità perché lei non conosce nemmeno il suo viso.

L’identità si lega alla storia famigliare e alla personalità.

Hinahime porta una maschera ma è sé stessa.
Di contro, Hichiro non indossa alcuna maschera ma si nasconde di volta in volta dietro altri nomi e altri ruoli.

Soprattutto nel secondo capitolo, La spada dei Sanada, la questione su chi egli sia veramente lo tormenterà nel profondo: è un attore di teatro?
O è solo un dipendente della Casa del Sakè? Oppure è un guerriero?
Assumerà addirittura una quarta identità.

In questo mi ha ispirato moltissimo la cultura guerriera giapponese, secondo la quale il nome di una persona è strettamente legato alla sua identità.
Ichiro cambia continuamente nome e questo fluttuare continuo della sua identità fa parte del suo percorso ed è specchio di una cultura al tempo stesso.”

(Camille Monceaux ha vissuto un anno in Giappone e da anni ne studia la lingua e ne legge ogni forma letteraria, ndr)

TEATRO E ARTE

Che ruolo ha l’arte, sia per i tuoi personaggi che per la tua visione di vita?

“E’ tutta la mia vita.
Ho fatto studi letterari, la mia forma d’arte prediletta per esprimere me stessa sono le parole: amo scrivere, soprattutto poesie.

Quando ero giovane scrivevo poesie e volevo diventare poetessa, ma diciamo che guadagnarsi da vivere diventa difficile!

La letteratura è la mia forma d’arte privilegiata.
Anche il teatro è un grande amore, anche se non l’ho mai fatto.
Adoro andare a teatro, ma sono sempre stata troppo timida per farlo.

Secondo me l’arte dovrebbe entrare nella vita di tutti.
E’ un modo per vedere le cose da un’altra prospettiva, è un rifugio, è una forza, è una boccata d’ossigeno.

Permette di prendere le distanze e di avere un nuovo sguardo.

Nel romanzo l’importanza dell’arte è duplice.
Ha una dimensione più prosaica (per alcuni personaggi è un lavoro, come per le attrici, ndr) e non solo di aspirazione o espressione.

Il teatro è stato un po’ uno dei punti di partenza.
La scena in cui Hinahime, che sogna di recitare, arriva sul palco e la sua maschera cade a terra io me la sono immaginata proprio così.

Il ruolo dell’arte, e del teatro in particolare, permette una messa in scena della vita.

La forma spettacolare del Kabuki, che rappresentava la vita della classe emergente, piaceva moltissimo ai samurai.
Il Kabuki raccontava storie di guerra e questa messa in scena della Via della Spada mescola la vita e la finzione, soprattutto per Ichiro.

Poi ci sarebbe tutto il discorso degli artisti come emarginati, di cui Daichi è l’emblema.
Daichi è un personaggio che amo molto (che in origine avrebbe dovuto morire, la casa editrice però mi ha suggerito di fare altrimenti!).

Tutt’oggi il ruolo dell’arte per l’arte non è pienamente riconosciuto, in quanto spesso è associato ad una incapacità di generare guadagno.”

La taverna di mezzanotte, Bao Publishing

GIAPPONE

C’è sempre stato interesse per il Giappone, ma ultimamente lo scaffale dedicato al Giappone è diventato ricchissimo. Da dove viene secondo te questa attrazione?

“Io posso parlare da punto di vista della Francia, perché tra francesi e giapponesi c’è un rapporto di fascinazione di lunga data, a partire dall’orientalismo, dall’esotismo e dal fenomeno ottocentesco del japonisme.

(se siete curiosi vi suggerisco di leggere la storia di Sada Yacco che a inizio Novecento stregò la Francia e l’Europa, ndr)

Qualcosa che affonda le radici indietro di un paio di secoli.
Però a mio avviso, la fascinazione reciproca tra Francia e Giappone, si gioca sul terreno della cultura gastronomica.

Per me è il cibo è la connessione ed espressione culturale.
La cultura gastronomica e il nutrimento sono due elementi importanti sia per i giapponesi che per noi francesi, ma anche per voi italiani.

Il cibo è un territorio di curiosità e scoperta.
Ho l’impressione che questo abbia aperto la porta ad altri interessi, ma questa è la mia opinione personale.

Le cronache dell’acero e del ciliegio sono un prodotto di questo interesse verso il Giappone.
Io ho iniziato a leggere letteratura giapponese a partire dai manga, poi sono passata al cinema, teatro alla poesia…”

FUTURO

Scegli tre parola per raccontare il secondo capitolo de Le cronache dell’acero e del ciliegio, La spada dei Sanada.

“La prima che mi viene in mente è lutto.
Ichiro soffrirà molto, una sofferenza diversa da quella che ha vissuto quando ha perso Oba o il suo maestro.

La seconda è ninja.
Ci sarà un personaggio molto importante, che amo molto, che si connette a questa parola.

L’ultima parola è fortezza.
E il luogo dove si svolge gran parte del secondo romanzo, al punto da diventare essa stessa un personaggio della vicenda.”

la spada dei sanada

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