La casa del contrabbandiere è il nuovo romanzo della stessa autrice di Come ho scritto un libro per caso, Annet Huizing.
Di nuovo la casa editrice La Nuova Frontiera Junior ci propone una narrativa che viene dal centro-nord Europa confermando quanta qualità ci sia tra quei romanzi.
La casa del contrabbandiere, già a partire dal titolo, ci offre un piccolo spoiler.
Ole ha 12 anni e ha due genitori che sono diventati tali quando erano un po’ in là negli anni, quando ormai non si aspettavano più di diventare genitori.
Ha sempre fondato la sua certezza sulla sua piccola e ristretta famiglia: il papà riesce a essere un portento di ironia nonostante sia nato con una gamba sola; i genitori sono sempre bastati a sé stesso e di nonni neanche l’ombra.
E poi lo zio, fratello del padre, un “bambinone” nell’atteggiamento, poiché affetto da ritardo mentale.
Finché durante le vacanze di Natale il papà di Ole non riceve una telefonata: suo padre è morto e gli ha lasciato la sua vecchissima e isolata casa nella regione del Brabante (la vicenda è ambientata in Belgio).
Ed ecco La casa del contrabbandiere del titolo: la vecchia villa di un nonno sconosciuto di cui nessuno vuole parlare.
In rapida successione, nella vita di Ole accadono un mucchio di cose fuori dal suo controllo: prima scopre di avere avuto un nonno mai conosciuto, poi suo padre si ostina a non volerne parlare, infine a causa di problemi economici devono trasferirsi per un po’ nella fatiscente casa del Brabante.
E con Ole e suo padre non ci sarà la madre, che da tempo aveva deciso di fare un viaggio di qualche settimana in Tibet.
La lenta scoperta della casa del contrabbandiere porterà Ole a conoscere sempre di più dell’infanzia di suo padre, in un mix di vicende famigliari e di storia locale.
Nonostante Ole non riesca a entrare tanto in buoni rapporti con la gente del villaggio, fa amicizia con una compagna di scuola di origine polacca.
Insieme, mentre giocano nella grande casa, scoprono una botola che nasconde una stanza piena di oggetti contundenti.
Gli stessi oggetti che riconoscono nel locale museo di storia locale dove molto spazio è lasciato al contrabbando.
La regione del Brabante infatti era stata un territorio di feroce contrabbando del burro.
E la casa del nonno forse era stata uno snodo centrale in questa pagina di storia. Storia in cui anche il nonno, e probabilmente anche il padre di Ole, erano coinvolti.
La casa del contrabbandiere è uno di quei romanzi perfettamente congeniati dove tutto è un meccanismo ben oliato.
La trama, fatta di tensione narrativa, plot twist, personaggi originali che costruiscono legami nuovi e flashback che sorprendono.
Una trama che ha in sé una versione particolare di romanzo di formazione, e cioè la formazione di un ragazzino che impara a conoscere meglio suo padre.
La formazione di un genitore che ha anse buie e non risolte del suo passato, e che impara a dover esporre alla luce del sole.
E poi c’è l’elemento di mistero che si mescola a episodi di storia contemporanea realmente accaduti.
Tutto contribuisce a rendere La casa del contrabbandiere un romanzo avvincente, profondo, originale, leggibile da tutti, inclusi i lettori scarsi.
Anche la scrittura funziona davvero bene.
Già la si era assaporata in Come ho scritto un libro per caso, dove era protagonista indiscussa.
In La casa del contrabbandiere le personalità dei personaggi sono tracciate con grande e minuzioso spessore emotivo.
E non è frequente trovare dei libri per ragazzi dove largo spazio è lasciato anche all’universo adulto, con i suoi limiti e i suoi difetti, spesso totalmente incomprensibili davanti al pragmatismo dei ragazzi.
Non mi va di spoilerare oltre La casa del contrabbandiere, proprio perché è un romanzo che viaggia sui binari del puro piacere di leggere.
Fuori da temi, da paternalismi, da strizzate d’occhio al mondo dei ragazzi e da aridi didascalismi.
La casa del contrabbandiere è una lettura così tanto originale nella sua trama che vi accompagnerà fino alla fine alla scoperta di vicende umane poco edificanti ma che sono, appunto, umane.
Non possono essere seppellite, ma non possono neanche determinare il presente.
E’ inoltre un romanzo dove i nuovi legami che vengono a crearsi ci fanno riflettere su quanto le relazioni tra persone possano seguire strade inusuali e sorprendenti.
E quella casa fredda, cupa, isolata irretita da una coltre di vite canadese potrebbe sbocciare e illuminarsi di nuova vita e nuovi legami.
A chi consiglio La casa del contrabbandiere
Lo consiglio a partire dai 10 anni, sia lettori forti, sia lettori mediocri.
Vi sorprenderà in tutti i casi.
Adatto sia per chi ama i gialli, sia per chi preferisce vicende legate più a una sfera quotidiana: Ole è un ragazzino che deve cercare di gestire una serie di cambiamenti occorsi alla sua quotidianità.
Ma al tempo stesso l’essersi allontanato dalla sua dimensione domestica, andando letteralmente a stare in ciò che simbolicamente è l’altrove perturbante (il bosco, il luogo isolato, la vecchia casa abbandonata, in mezzo a dicerie e a misteri familiari), tinge il romanzo di un tocco quasi fantastico.
Proprio per quest’ultimo motivo, unito all’originalità dei riferimenti storici, dell’ambientazione e della costruzione dei personaggi adulti, mi piacerebbe che La casa del contrabbandiere venisse letta anche da un pubblico non di ragazzi.
Laddove con letteratura per ragazzi non si intende tanto una lettura “semplice” o “semplicistica” quanto un’ottima narrazione che apre le porte alla speranza e alle nuove possibilità.
Attraverso una rapida associazione mentale, metto La casa del contrabbandiere sullo scaffale insieme ai romanzi di Guus Kuijer, in particolare a Graffi sul tavolo e a Il libro di tutte le cose.
La casa del contrabbandiere,
Annet Huinzing
traduzione di Anna Patrucco Becchi
La nuova frontiera jr
Qui la scheda sul sito dell’editore.