lavorare con i libri per bambini stefania ciocca

Gradazioni di albi illustrati: storie, temi e metafore

E’ il suo preferito!

E’ la frase che, trionfante, Vianne dice quando riesce ad abbinare un cioccolatino con il giusto mix di sapori alla persona che ha davanti nel film Chocolat.

La scena è nel video qui sopra.
Il fatto che su youtube sia stata usata per parlare di “tecniche di vendita e gestione del cliente” è un dettaglio, neanche tanto secondario.

Al netto del tono trionfante (lavorare in libreria è bellissimo, ma questi facili entusiasmi si stemperano in mezzo a tutta una serie di pratiche molto meno affascinanti), volevo soffermarmi sul concetto di gradazione.

La gradazione, come gli ingredienti di qualsiasi preparazione, modifica la nostra percezione di ciò che assaggiamo, proviamo e…leggiamo.

Regolare una gradazione, un’intensità di sapore, permette di creare qualcosa che incontra il gusto e i bisogni di chi si ha davanti.

Se è vero che la scena summenzionata si può traslare e associare a moltissime pratiche professionali, volevo proprio partire da qui per cercare di parlare di una serie di sfumature (gradazioni) che mi capita di osservare negli albi illustrati.

In questo caso le gradazioni esistono già, in diversa misura, all’interno di ciascun albo illustrato.
Su di esse non possiamo agire come invece faremmo nella preparazione di un cibo.

Ma quello che cerco di fare è di ri-conoscere le gradazioni, capire i bisogni e vedere un po’ cosa succede nell’incontro tra una persona e un albo illustrato.

Le gradazioni negli albi illustrati possono aprire vie più o meno diverse.

Vie più o meno inedite, verso lettori anche molto lontani dal linguaggio degli albi illustrati.

estate negli albi illustrati

Quanto sto scrivendo non ha pretesa di codifica universale.

E’ un tentativo di restituzione di una codifica personale, nata dall’osservazione e dalla pratica che, abbinate al mio modo di lavorare ed essere, creano la mia esperienza.

Diversa da quella di chiunque altro.

Le osservazioni che metto qui, nero su bianco, le scrivo sulla base dell’esigenza per cui è nato anni fa questo blog:

Dal bisogno di raccogliere le idee e metterle a disposizione di altri.

Albo illustrato: che cos’è?

Su che cosa sia l’albo illustrato è stato scritto moltissimo, c’è una vasta saggistica cui rimando.

E altrettanto vasta è la produzione critica e teorica che definisce, cataloga, studia e approfondisce questa particolare forma di libro.

Tuttavia la natura dell’albo illustrato è e resta sfuggente.

E’ nella sua natura ibrida che giace quel potere straordinario dell’albo illustrato di poter arrivare molto lontano dal suo contesto di partenza.

Albi illustrati che ispirano artisti e collezioni di moda, che sono strumenti di mediazione tra persone, che favoriscono il dialogo interiore e la narrazione di sè.
Il tutto in ambiti squisitamente adulti.

Quegli stessi albi illustrati nati in seno alla letteratura per l’infanzia che di possibilità così ne è ricca.

Sebbene ancora non compresa in questa ricchezza.

Tre sono le gradazioni che mi capita spesso di osservare negli albi illustrati.

Queste gradazioni possono essere presenti, tutte e tre contemporaneamente, ma con delle intensità molto diverse.

Oppure può succedere che una sola di esse sia così prevalente da fagocitare le altre due.

Ecco le mie personalissime osservazioni:

albi illustrati per la festa del papà

La prima gradazione: La storia

Partiamo dalla base.
L’albo illustrato è una particolare tipologia di libro che racconta una storia.
Può farlo attraverso la compresenza di illustrazioni e parole o solo attraverso il racconto delle immagini.

Ma non può prescindere da una storia da raccontare.

L’albo illustrato nasce nell’ambito della letteratura per l’infanzia, a questo segmento principale si rivolge.
La storia parla ai bambini: li coinvolge, li fa divertire, li fa trasalire, li eccita, li affascina.

La storia è e deve essere la gradazione più intensa.

Poi ci sono storie dal taglio più adatto a bambini più piccoli e storie che si rivolgono a bambini o a lettori più grandi.

Anche la gradazione della storia ha la sua intensità, in presenza e in svolgimento.

La seconda gradazione: Il tema

Questione ambivalente quella del tema.

Soprattutto in un paese come il nostro, dove c’è la forte predisposizione al paternalismo.
Predisposizione  storicamente legittimata  già da fine ‘800 nelle prime espressioni di letteratura per l’infanzia.

Molta della nostra produzione per bambini e ragazzi (parlo di albi e narrativa indistintamente) non parte dalla necessità di raccontare una storia e, quindi, di veicolare anche dei temi.
Noi partiamo spesso dal tema, e attorno ad esso costruiamo una storia.

Bullismo?
Scriviamo una storia sul bullismo.
Regole da rispettare?
Scriviamo una storia che abbia protagonista un bambino che non ama le regole (e finirà inevitabilmente per accettarle).

Quali sono i rischi di un albo illustrato e di un libro costruiti intorno a un tema? La banalizzazione e l’appiattimento.

E però, non tutti i libri che ruotano intorno ai temi sono di bassa qualità.
A volte l’intenzione non è il paternalismo.
A volte la vera intenzione è il desiderio di parlare urgentemente di qualcosa che ci tocca e la storia esce da sé.

In questo caso esiste un equilibrio tra storia e tema.
Una paritaria convivenza di gradazioni.

Se la gradazione del tema spodesta la storia non vuol dire che l’albo illustrato sia sbagliato.

Bisogna guardare il tutto nella sua complessità.

Per alcune figure professionali e davanti a certe situazioni, ricorrere a un tema più che a una storia (che implicherebbe un lavoro di discernimento e una ricerca metaforica su più livelli magari non immediata) è più confortante.

La terza gradazione: la metafora

Sempre di più si sta comprendendo la potenza dell’albo illustrato anche per un pubblico di non più bambini.

Se fino a pochi anni fa questo lo sostenevamo in quattro gatti, ora l’acqua calda è stata scoperta da un pubblico sempre più ampio.
Un pubblico che mostra l’acqua calda in rete.

E le case editrici fanno tesoro di questo nuovo utilizzo dell’acqua calda!

Perché per quanto possano credere nella potenza dei libri che fanno, non hanno la sfera di cristallo e ignorano quali e quanti incontri un libro possa fare nella sua vita editoriale.

E dunque gli albi illustrati sono arrivati (anche) nelle mani degli adulti.

Adulti che, proprio grazie alla natura tutta particolare degli albi illustrati, leggono molto di più nella storia tra gli spazi lasciati vuoti.

Come dico sempre, i buoni albi illustrati raccontano una storia e allo stesso tempo lasciano spazio a chi legge di ritrovare sé stesso.

Va da sé che quindi alcune case editrici hanno “osato” un po’ di più, dando spazio ad albi illustrati più sofisticati.

Sofisticati non solo nella storia o nella tipologia di illustrazione, ma proprio nell’impianto narrativo.

Sono questi gli albi illustrati che hanno un taglio davvero alto, che sembrano essere per bambini ma non lo sono.
Non solamente.

Non sono complessi solo per la loro difficoltà.
Come dicevo nella gradazione della storia, esistono storie adatte ad ogni età. Un libro complesso perché più difficile sarà più adatto ad un target più in là con gli anni.

Sono complessi per la metafora che vanno a mettere in gioco, spesso metafora che tocca i grandi temi della vita, del dolore, della morte, del ricordo.

Ancora i temi?
No, in questi casi le gradazioni cambiano: metafora e storia si contendono lo spazio delle gradazioni e il tema fa un passetto indietro.

Ciò non vuol dire che un albo illustrato metaforico non sia adatto ai bambini. Ma bisogna tenerne conto, a seconda dell’utilizzo che andremo a farne, del ritmo di cui avremo bisogno, delle circostanze e degli incontri che quell’albo farà.

Queste tre gradazioni sono necessarie.
Bisogna conoscerle e capire chi abbiamo davanti per far sì che si crei il giusto esito.

Il loro equilibrio più o meno omogeneo andrà ad accompagnarsi a quel punto all’intenzione di chi ha bisogno quel libro.

Esiste la ricetta perfetta?

Eccome se esiste, ma non la conosciamo.
Però la possiamo riconoscere.
Ne ammiriamo i risultati in alcuni grandi capolavori dell’albo illustrato.

Jungho Lee Promenade

Alcuni esempi di gradazioni

A caccia dell’orso e Nel paese dei mostri selvaggi, solo per citare due delle opere più note e indispensabili della letteratura per l’infanzia, sono il perfetto mix di queste tre gradazioni.

La presenza più importante va alla storia.

Una buona storia, buona davvero, autentica e sincera, ben scritta e ben ritmata, porta con sé necessariamente anche temi e metafore.

Solo che sono nascosti ben bene nelle pieghe della storia e l’occhio più adulto riesce a scovarle.

Ridurre Nel paese dei mostri selvaggi a un libro che tratta il tema della rabbia è come dire che La Primavera è un quadro.
E’ un quadro, ma è tanto altro.

Io non mi separo di Beatrice Masini edito da Carthusia è un libro a tema (direi anche palese).
Nell’ambito dei libri a tema “genitori che si separano” è quello che ritengo essere più sincero e autentico.

E’ chiaro che è un albo nato per parlare di una situazione specifica, ma lo fa con onestà, acume e buona scrittura.
E’ quindi un libro dove domina il tema, ma in cui non mancano le caratteristiche della storia.

Le produzioni di Dautremer e Lacombe sono spesso altamente metaforiche, pur portando con sé belle storie.
Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsborough, Yeti, Cecitè Malaga, L’incredibile famiglia Appenzell

Sono tutte storie ma, come lo specchio di Alice, è palese che oltre la storia scritta ci sia molto altro.
E spesso lo specchio da valicare ha forma di adulto.

In questo senso noto sempre di più la tendenza metaforica che si fa molto ammiccante.

Ne scaturiscono libri molto belli ma dove tutto è chiaramente rivolto ad un pubblico adulto.
Si perde l’ampiezza dell’albo (che ricordiamoci, si rivolge a un pubblico giovane ma è perfetto per gli adulti) per focalizzarsi su passaggi di vita che i bambini o non hanno vissuto o stanno vivendo e non ne hanno coscienza.

Un esempio recente è il libro L’ultimo giorno d’estate di Timothe De Fombelle edito da Terre di Mezzo.

Un libro splendido, in cui un ragazzino rammenta le sue estati dal nonno, i riti che si ripetono, la calma ripetitiva, noiosa e rassicurante, sino a quell’estate particolare in cui un incontro speciale dà inizio a qualcosa di nuovo.

Ecco, in questo meraviglioso albo, una cosa mi è parsa stonata.
Non come lettrice, perché come lettrice lo porrei subito tra gli albi migliori da veicolare in determinati contesti.

Ma come libraia.

In quanto libraia il focus sono pur sempre le storie PER i bambini.

L’ultimo giorno d’estate è una storia ATTRAVERSO i bambini.

E’ la storia di un adulto che ricorda la sua infanzia. E’ un albo illustrato dove l’estate si fa metafora del ricordo che l’adulto ha dell’infanzia.

E il ricordo dell’infanzia non può essere una storia per l’infanzia.

Alla prossima occasione che leggerete un albo illustrato, allenatevi a individuare queste tre gradazioni.
E non dimenticate mai la vostra intenzione.

Quando scegliete un albo illustrato, fateci caso.

Tra biblioterapia e albi illustrati

 

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