La nostra terra, albo illustrato edito da Uovonero, inizia così.
Con una bambina che guarda passare il vagone di un treno (o di una metropolitana?).
Poi nei risguardi abbiamo tanti biglietti di viaggio stile vintage e la prima pagina si apre un disegno in bianco e nero di un treno che sbuffa, di quelli che sappiamo dare inizio a grandi storie.
Sulla cresta della montagna,
la montagna che è bianca
la montagna che nera
ecco la fortezza, il villaggio, la città.
Assaporiamo le parole e sappiamo già che sarà un testo fatto di intarsi.
La nostra terra prosegue seguendo la bambina che guarda dai vetri del finestrino e si affaccia su paesaggi nuovi, e di volta in volta entra a far parte di quei paesaggi.
Un roccia a picco sul mare, un ponte sospeso su una giungla.
E poi danza, con costumi e movenze diverse.
Ogni illustrazione alterna tavole in bianco e nero a tavole colorate, paesaggi e cieli naturali e dimostrazioni umane di culture lontane.
Alla fine, dopo tutto questo vagare, rivediamo la bambina dietro al vetro del finestrino.
Il viaggi è finito e lei sa che questa è
la nostra terra,
sempre
La nostra terra è un albo illustrato, edito da Uovonero e riunisce tre autori, Letizia Anelli, Simone Perazzone e Ariadna von Eckartsberg che si è occupata delle illustrazioni (l’alb è stato realizzato in collaborazione con Ars in fabula).
In questo piccolo capolavoro si uniscono la profondità di senso alla Bellezza.
Bellezza delle illustrazioni, la bellezza che ci circonda per davvero, e la profondità insita nelle parole.
Ma cosa succede leggendo La nostra terra di Uovonero?
Racconto cosa è successo a me.
Quando l’ho sfogliato la prima volta sono rimasta affascinata prima di tutto dalle immagini, solo quella di copertina è in grado di portarvi ad aprire il libro.
Poi si leggono i primi versi e ci si rende conto che la parola qui ha lo stesso peso delle immagini, non sono le une serve delle altre.
Poi però ho avvertito un senso di fuggevolezza.
Le parole avevano qualcosa di famigliare ma di sfuggente, che non riuscivo ad afferrare.
Le parole creano immagini metaforiche, avvertiamo dei rimandi, la loro combinazione ha qualcosa allo stesso di tempo di conosciuto e sconosciuto.
Così mi sono affidata alle immagini, pensando che alle parole sarei tornata dopo,
Immagini lussurreggianti, esotiche, stimolano i sensi: guardandole sembra di sentire il profumo del gelo di inverno, lo stridio dei binari, lo sciacquio di una barca sul fiume, i tamburi di una danza tribale…
Poi è solo alla fine che afferriamo il vero senso di tutto.
Quando scopriamo che il testo di La nostra terra di Uovonero è composto dal significato, dalle etimologie, dei nomi dei paesi del mondo.
Rileggendo le prime righe, diventano così:
Sulla cresta della montagna > Croazia
la montagna che è bianca > Kenya
la montagna che nera > Montenegro
ecco la fortezza, il villaggio, la città > Kuwait, Canada, Cambogia
C’è un’appendice alla fine del libro che spiega proprio questa meccanismo che si gioca sull’etimologia.
Ogni paese del mondo ha un significato, e con quel significato è stato costruito questo canto d’amore per La nostra terra.
Gli albi illustrati rimangono un modo per andare in profondità, per cogliere la complessità con semplicità, per imparare a guardare, pensare e dare valore alle parole.
Il modo in cui attraversano la complessità si inserisce in un meccanismo di svelamento che a volte è graduale, a volte passa per le parole, a volte per le immagini, altre volte per la combinazione di entrambe.
Il modo in cui arriviamo ad afferrare il significato ultimo degli albi illustrati è favorito dalla struttura dell’albo,
Ma arrivati ad afferrare quel significato, parte il nostro viaggio.
Un albo illustrati come La nostra terra di Uovonero ci affida un messaggio.
Dove lo portiamo? Cosa ne faremo?
Concludo riportando le ultime parole dell’appendice:
le parole, come le persone, non stanno mai immobili; sono il biglietto che ci permette di viaggiare per abbracciare l’immensa varietà della nostra terra