Il tema di insegnare fotografia a bambini e ragazzi mi sta molto cuore, principalmente per ragioni autobiografiche.
Per tanti anni la fotografia è stato il mio lavoro: ho iniziato per passione con la street photography e da subito sono entrata in ambito accademico studiando fotografia di scena all’Accademia del Teatro alla Scala.
Per anni quindi ho lavorato in teatro, nello spettacolo e, in generale, nella fotografia di eventi, da quelli fieristici e congressuali ai matrimoni.
E poi?
Poi ho scelto di cambiare, perché mi ero stancata.
Sono stati tanti i motivi che mi hanno portato a scegliere un’altra strada, che poi era la mia vera strada, quella dei libri.
Ma il motivo principale è che quella che era una passione, fare foto per piacere, si era trasformata in un dovere che non mi dava più alcun diletto.
Nella mia storia personale, mi piaceva fare fotografie per mio piacere espressivo.
E’ chiaro che nel momento in cui bisogna lavorare per guadagnare, il piacere viene meno e per me non era compensato da soddisfazione.
Poiché i puntini si uniscono solo guardando indietro, avrei dovuto immaginare che la scatola delle fotografie non sarebbe rimasta a lungo nello sgabuzzino.
Se oggi mi occupo con passione e impegno di cultura visuale attraverso gli albi illustrati, è anche grazie ai trascorsi fotografici.
Ci ho fatto caso solo dopo molto tempo.
Ho iniziato a notarlo quando gli albi illustrati fotografici hanno cominciato ad aumentare nella mia collezione personale.
Quando gli studi dedicati al guardare e al punto di vista attraverso gli albi illustrati iniziavano a farsi più filosofici.
E quando poi mi è stato chiesto di creare dei laboratori scolastici di fotografia e autobiografia e di parlare di albi illustrati ai fotografi, ormai era chiaro che quella parte di bagaglio era ancora con me.
Lo racconto qui.
Al netto della passione e dell’interesse personale, della verietà di linguaggio rappresentata dalla fotografia, credo che insegnare fotografia a bambini e ragazzi possa riservare tante sorprese.
Ma cosa significa insegnare fotografia a bambini e ragazzi?
Non significa soltanto scattare foto.
E a dire il vero non dipende unicamente dalla tecnica, dalla macchina o dal dispositivo che si usa.
Premetto che per insegnare fotografia a bambini e ragazzi bisogna modularsi a seconda delle età, del grado scolastico, del contesto, delle possibilità e dei prerequisiti.
Sì, anche possibile parlare di fotografia senza per forza dotarsi di dispositivi.
Ecco quindi le possibilità che si aprono quando si vuole provare ad insegnare fotografia a bambini e ragazzi.
1.Si insegna a guardare le immagini
E’ una frase abusata, ma siamo davvero circondati dalle immagini, immersi nelle immagini.
Le immagini sono una prima forma di alfabetizzazione, di conoscenza del mondo.
Ma decifrare le immagini, contestualizzarle, descriverle e dar loro corposità, è tutta un’altra storia.
Si può essere alfabetizzati, e quindi saper leggere e scrivere, ma si può essere analfabeti funzionali, incapaci cioè di saper comprendere in profondità il senso e i sensi di un testo.
E la stessa cosa può accadere con le immagini.
Si può essere analfabeti funzionali anche nella codifica, nella comprensione delle immagini.
Di qui, in generale, la necessità di farsi un’educazione all’immagine, che passi dalla visione di illustrazioni, disegni, dipinti, film e anche fotografie.
E questo discorso vale dalla più tenera età all’età adulta.
La fotografia è una modalità espressiva da coinvolgere quando si osservano le immagini del mondo.
Molto interessante questo articolo di fotografia.it, anche se sul tema iniziano ad esserci molte fonti.
A maggior ragione oggi che ci troviamo di fronte ad una sfida gigantesca.
Discernere le immagini che hanno una natura agganciata alla realtà fisica e tangibile, da quelle immagini create o da intelligenza artificiale o con l’intento di manipolare la conoscenza.
Personalmente, sono terrorizzata all’idea che si possa creare un’immagine che ha i connotati della realtà senza essere nata da una composizione che esiste davvero.
Che l’immagine possa mostrare qualcosa che non esiste manipolando la nostra percezione, facendo credere il falso.
Secondo me, se si vuole insegnare fotografia a bambini e ragazzi, è necessario insegnare prima di tutto il dubbio.
2.portare consapevolezza
E qui ci connettiamo al punto precedente.
La consapevolezza è un grande ventaglio.
Si può intendere avere consapevolezza del gesto fotografico.
Una cosa che mi accade quasi sempre quando insegno a scattare ritratti con lo smartphone alle scuole medie, è che non c’è mai l’attenzione nel disporre l’inquadratura.
Con consapevolezza del gesto intendo quindi portare attenzione a come è orientato il dispositivo, a come è inquadrato il soggetto, agli eventuali disturbi nell’immagine (ci sarà sempre un cestino o uno spazzolone buttato a caso nello sfondo!).
C’è la consapevolezza dell’intenzione.
Cioè il sapere che si sta facendo una fotografia con un preciso intento slegato dal gesto quasi incondizionato di alzare lo smartphone.
Una consapevolezza che può essere allenata da subito, già dalla primaria.
E poi la consapevolezza della progettualità, di ciò che si vuole creare.
Sino ad arrivare alla consapevolezza dell’immagine che abbiamo davanti a noi: cosa dice? è reale? cosa suscita? dove siamo? chi l’ha scattata? c’è una mano riconoscibile?
Sono le stesse domande che possiamo porci davanti all’analisi di un quadro…
3.Utilizzo di diversi dispositivi
Ci sono tanti modi per iniziare ad insegnare fotografia a bambini e ragazzi.
Le prime discriminanti riguardano:
- A chi stiamo insegnando: a dei bambini di terza elementare? A una seconda media? Alle superiori? In ambito scolastico o di workshop privato?
- Le risorse disponibili: possiamo avere a disposizione delle vere macchine fotografiche o dei rudimentali smartphone, oppure possiamo insegnare fotografia applicata a educazione all’immagini, quindi senza alcun dispositivo.
- Il tempo a disposizione
- L’intenzione: intendiamo tenere un laboratorio pratico o teorico? Vogliamo parlare di storia della fotografia per inserirci in storia dell’arte e educazione all’immagine?
In base a tutto ciò si modula il corso.
Per esperienza ho insegnato fotografia anche solo con l’utilizzo di una cornice o semplicemente mostrando albi illustrati.
Ne momento in cui ci si può dotare di smartphone o camera, si accrescono anche le competenze tecniche della fotografia di base
4.La dimensione del gioco: sperimentare
Come ogni tecnica espressiva, che sia disegno, collage, video, anche la fotografia deve avere una dimensione ludica di sperimentazione.
Provare e riprovare, mettersi in gioco e stare al gioco.
Fare, studiare. guardare le fotografie è anche un gioco.
E si sa che il gioco è qualcosa di serio.
Ad esempio, poter usare lo smartphone in classe, in modo legittimo e strutturato, rappresenta sempre una novità per i ragazzi
5.Contestualizzare le immagini
Anche questo punto è collegato ai precedenti.
Così come si analizzano le illustrazioni e le opere d’arte, guardare davvero una fotografia vuol dire interrogarsi e quindi collocarla nel mondo.
Nel momento in cui si impara come si fanno le fotografie, si ottiene anche una percezione diversa.
Inoltre, lo studio dei diversi stili fotografici, la visione di differenti generi di fotografia (still life, street photography, ritratto, fashion, ecc) permette di ampliare la propria capacità di decodificare un’immagine.
6.Conoscere la pratica e la vita di fotografi
Quando poi si prende visione del lavoro dei fotografi famosi, si apre una moltitudine di storie.
Come sono nate certe immagini?
Che carattere avevano fotografi e fotografe?
Cosa vuol dire essere fotografi in momenti storici diversi?
Quale significato iconico hanno ottenuto alcune fotografie?
Alcune fotografie sarebbero state possibili in un altro contesto?
Inoltre il nostro bagaglio di immagini mentali, il nostro dizionario mentale atto a riconoscere il mondo o a usare l’immaginazione, ha bisogno di nutrirsi di opere d’arte.
Quali libri utilizzare per insegnare fotografia a bambini e ragazzi?
Come già ricordato, delle lezioni di questo tipo necessitano di una riflessione preventiva circa intenzioni, risorse e target
La valigia di libri utili ad insegnare fotografia a bambini e ragazzi ha quindi un carico variabile e la discriminante siete ovviamente voi: che tipo di conoscenza avete della fotografia?
Va da sé che un primo manuale di base sarà utile, ma più avete conoscenza, più potete fare vostri strumenti che possono sembrare palesemente distanti dalla fotografia.
Anche i romanzi, come ho fatto con Il diario di Mina o L’anno in cui imparai a raccontare storie.
Un esempio: per me l’albo Piccolo in città di Orecchio Acerbo è un folgorante esempio di street photography (e nell’albo non v’è traccia né menzione di fotografia),
Ne parlavo qui.
Ecco una miscellanea di libri e albi illustrati
che possono essere un punto di partenza per insegnare fotografia a bambini e ragazzi.
Disclaimer: ognuno di questi libri non contiene in sé la lezione fatta e finita!
Ogni libro può e deve essere integrato in un insieme di lezioni più strutturate, ampie e complete.
La “pappa pronta” non esiste, non su questo blog.
-Guarda!, J.Meyerowitz, Contrasto
-Colpo d’occhio, A.Tagliavento, Contrasto
-Fotografi pronti allo scatto. Le tecniche, i trucchi, i giochi per per raccontare con la fotografia, Editoriale Scienza, E.Bussolati-S.Morara
-Le mie stories, B.Frezzotti, Edizione Piuma
-Fotografe straordinarie. 35 donne che hanno cambiato il modo di vedere il mondo, D.Reed-V.Perez, Apogeo
-Manuale di fotografia per ragazzi, A.L.Jacquart, Il Castello
–Lei. Vivian Maier, Cinzia Ghigliano, Orecchio Acerbo
–Lo specchio di Tina. Vita e immagini di Tina Modotti, Cinzia Ghigliano, Contrasto
–Lui. Mike Disfarmer, Cinzia Ghigliano, Orecchio Acerbo
–Foto straordinarie. La storia delle 30 fotografie che hanno cambiato il mondo, Elleni, Beccogiallo