se una mattina d'estate un bambino di roberto cotroneo

Cartografia dell’anima e analisi del testo: Se una mattina d’estate un bambino di Roberto Cotroneo

Ma voi ve la ricordate l’analisi del testo?

Io ci penso e ritorno subito alle lezioni del liceo, alla mia prof. che prima della maturità ci diceva che, qualora fossimo in dubbio sulla scelta della traccia di prima prova, l’analisi del testo sarebbe stata la scialuppa di salvataggio.

Una prova senza infamia e senza lode, avevamo tutti gli strumenti adatti a fare il compitino di “spiegare” la poesia.

Trovarne gli enjembemant, le allitterazioni, i chiasmi. E poi le interpretazioni, le intenzioni del poeta, cosa realmente voleva dire in quel verso che sembrava dire tutt’altro.

Una noia mortale.

Più di vent’anni dopo mi sono imbattuta in un libro dove nascosta tra le sue preziose pagine c’è un’analisi del testo bellissima che non sa di essere un’analisi del testo.

Se una mattina d’estate un bambino di Roberto Cotroneo è un gioiellino letterario.

Il sottotitolo mi aveva fuorviato: “lettera a mio figlio sull’amore per i libri” mi ha fatto pensare a una pletora di autori e autrici che, una volta scoperta la gioia di avere figli, scoprono anche l’amore per la narrativa da proporre ai ragazzi.

E se ne fanno paladini, di solito sciorinando una serie di banalità che chi lavora nel mondo della promozione alla lettura conosce da anni.

Sì, in questo momento ho in mente nomi ben precisi nell’italico panorama culturale.

Se una mattina d’estate un bambino di Roberto Cotroneo non è questo ma una grande prova di come si possa mettere in parole la volontà di trasmettere l’amore per i libri.

Eccolo qui, il segreto per rendere viva, financo bellissima, l’analisi del testo: l’intenzione.

Cotroneo in questa lunga lettera al figlio sceglie cinque narrazioni (ne cita molte di più).

Il fatto è che non le sceglie (solo) per parlare di letteratura o per parlare (solo) di sé.

ti ho parlato della difficoltà di saper distinguere in qualche modo quale sia il bene e il male: ed era Stevenson.

Ti ho parlato della difficoltà di crescere, di guardare dal basso, dall’altezza dei bambini il mondo degli adulti: ed era Salinger.

Ti ho raccontato la difficoltà del decidere, ti ho fatto seguire, spiare, un uomo ossessionato dalla propria mediocrità: ed erano i versi di Eliot.

Ora cercherò di spiegarti un’atra cosa: l’eccesso di spirito critico, la difficoltà di raggiungere un punto di equilibrio.

Se prima ha usato come bussola dell’anima L’isola del tesoro, Il giovane Holden, Canto dell’amore di J.Alfred Prufrock e Terra desolata, questo passaggio precede le pagine dedicate a Il soccombente di Bernahrdt.

Roberto Cotroneo sceglie dei testi narrativi e poetici specifici per parlare di essere umani.
Non è un refuso, non sono gli esseri umani, ma la nostra capacità di essere umani.

La sua intenzione non è artificio o sfoggio letterario fine  sè stesso: è mostrare come essere avvezzi a libri, letteratura e narrazione, sia come avere padronanza della cartografia dell’anima.

Vi è chiaramente tanta, tantissima cultura nelle sue parole, si percepisce nei continui rimandi ad altri libri, a film,  a partiture musicali.

Le frasi che ho sottolineato in questo piccolo, preziosissimo libro, sono troppe da elencare.

L’intenzione non è lo sfoggio culturale.
Quello c’è perché a parlare, a scrivere, è una specifica persona, con un vissuto, un bagaglio, degli strumenti.

Strumenti che usa anche e proprio per mettere in guardia da chi fa sfoggio sterile di cultura, privo di umanità.

Ed ecco il punto in cui l’intenzione incontra l’analisi del testo.

Succede nelle pagine in cui Cotroneo utilizza T.S.Eliot e le due poesie sopra citate per mettere in guardia l’uomo dall’aver paura di vivere.

Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d’ostriche

Lo senti il contrasto, francesco? per eliot il nostro mondo è a un tempo erede diretto di dante alighieri e figlio di una società che ha perso la coscienza del valore dei gesti e delle cose.
[…]
quando sarai grande leggerai giornali, vedrai la televisione, seguirai dibattiti, ascolterai intellettuali che cercheranno di spiegarti cosa accade nel mondo, e perché, e in che modo.

Ma per capire davvero in che tempi viviamo bastano pochi versi di una poesia scritta ottant’anni fa.
Basta il contrasto tra dante e un uomo la cui coscienza è cancellata da un narcotico, di ricoveri che sono mormoranti […]

Magari chi legge questo articolo è insegnante, e maneggia ancora l’analisi del testo.

La maggior parte di chi leggerà queste righe, invece, la lascia relegata nella soffitta dei ricordi.

Ma voglio proporre un esercizio, un gioco, valido per entrambe le categorie.

prendete un testo poetico che amate e raccontatelo a qualcuno.
Raccontatelo con l’intenzione di fare arrivare tutto l’amore (e il perché!) che provate per quello specifico testo poetico.

Valgono anche le canzoni, che sono testi poetici dove alla mancanza di figure retoriche o artifici letterari si sostituisce la musica.

La ricerca dell’intenzione è una delle tante bussole per muoversi nella cartografia letteraria dell’anima.

Ma questo è un altro post…

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